“Lettera al mio giudice” di Georges Simenon

Immaginate di avere appena finito un libro, di doverne iniziare uno nuovo tra tre giorni per leggerlo contemporaneamente ad altre persone (lettura condivisa) e di non pensare minimamente di restare a secco per così tanto tempo (sì, tre giorni sono tantissimo tempo). Che fate? Libretto breve? Sì, libretto breve ma non stupido. Io ho scelto Lettera al mio giudice di Georges Simenon.

È terribile pensare che siamo tutti uomini, tutti destinati, chi più chi meno, a portare il nostro fardello sotto un cielo sconosciuto, e che non vogliamo fare il minimo sforzo per capirci a vicenda.

WP_003569Scritto alla fine del 1946 e pubblicato qualche mese dopo, appare per la prima volta tradotto in italiano nel 1967, edito da Mondadori, e poi nel 1990 per Adelphi. Io ho letto l’ultima versione.
Il romanzo non è altro che la lunga lettera di Charles Alavoine al giudice istruttore, che si occupa del suo processo, Ernest Coméliau. Charles è un medico di campagna che è stato messo in carcere perché ha ucciso una donna, tale Martine, che era la sua amante. L’uomo, per spiegare come è arrivato al tragico gesto decide di raccontare al destinatario della lettera quasi tutto il suo passato, facendogli capire che con Martine aveva davvero trovato l’amore, ma che per troppa gelosia e possessività spesso la picchiava, tanto da arrivare a fare quello che ha fatto.
Alla fine c’è un ultimo capitolo nel quale qualcuno dice che contemporaneamente all’arrivo della lettera al giudice Charles viene trovato morto suicida, si è avvelenato nell’infermeria dove veniva fatto entrare spesso grazie al suo mestiere passato di medico.

Questo libriccino l’ho letto tutto d’un fiato, non riuscivo davvero a fermarmi, e prossimamente leggerò altre opere di Simenon, che ho scoperto davvero tardi. Il protagonista si apre completamente con il giudice, probabilmente già sa che finita la lettera finirà anche la sua vita, già ha questo progetto e vuole dire cosa ha passato. Ma non si giustifica mai, non inventa mai una scusa con cui provare a redimersi o a diminuire la sua colpevolezza. È pienamente cosciente di quello che ha fatto, e sembra quasi che per lui questo fosse il suo destino fin dall’inizio.

Charles sposa in prime nozze una ragazza semplice e docile che però molto presto muore di parto, più in là si sposa solo per convenienza con una donna, Armande, che lo rispetta, lo aiuta e lo affianca, ma di certo non lo ama (anche perché pure lei era vedova, ma di un uomo che amava). Poi, di colpo, incontra questa ragazzina apparentemente spregiudicata, ma interiormente sensibile e bisognosa d’amore, che gli fa perdere la testa, gli sconvolge i sensi e lo fa cadere in questo turbine di emozioni da cui non riesce a riemergere. L’amore per Martine è disperato, malato, senza via d’uscita. Uno di quegli amori che sono destinati per forza a collegarsi con la morte di uno dei due amanti o, addirittura, di entrambi. Se questo legame è infinitamente bello, è pure infinitamente pericoloso. Charles e Martine sono letteralmente felici da morire.

Era come se la mia vista fosse diventata troppo acuta, come se, per esempio, fosse improvvisamente diventata sensibile ai raggi ultravioletti.
Ed ero l’unico che vedesse gli altri in quel modo, l’unico che si agitasse in un mondo ignaro di quello che stava succedendo a me.
Per anni e anni, insomma, avevo vissuto senza accorgermene. Avevo fatto tutto quello che mi avevano detto di fare con scrupolo, meglio che potevo: ma senza cercare di conoscerne il motivo, senza cercare di capire.

Lettera al mio giudice è introspezione e coinvolgimento al massimo grado. Il lettore prova pena per questo medico che in fin dei conti è un omicida e allo stesso tempo si mette nei panni del giudice Coméliau e diventa spettatore di una storia triste i cui momenti felici sono davvero pochi. Simenon, per quanto mi riguarda e per quello che posso dire avendolo affrontato solo questa volta, è una grandissima scoperta.

Titolo: Lettera al mio giudice
Autore:
 Georges Simenon
Traduzione:
 Dario Mazzone
Genere: 
Romanzo
Anno di pubblicazione:
 1947 (1990 questa edizione)
Pagine: 206, cartaceo
Prezzo: 10 €
Editore: Adelphi

Giudizio personale: spienaspienaspienaspienasmezza

8 pensieri su ““Lettera al mio giudice” di Georges Simenon

  1. Generalmente i libri che mi capitano in mano per caso, senza aspettative, senza una scelta precisa poi si rivelano i più coinvolgenti e sono quelli che lasciano il segno. Questo direi che ha fatto centro e, del resto, Simenon merita a pieno diritto il titolo di scrittore!

  2. Simenon è monumentale. Da leggere assolutamente anche la camera azzurra e il piccolo libraio di archangelsk. Quest’ultimo poi….

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