Da circa un anno sto facendo tantissime esperienze con autori del vicino, del medio e pure del lontano oriente, cosa che non mi era mai passato per la testa di fare prima. Ad aprire le danze è stata l’estate scorsa la Yoshimoto, poi Grossman, Nevo e altri, fino a Yehoshua. Di quest’ultimo mi è stata regalata tempo fa una trilogia, Trilogia d’amore e di guerra, pubblicata da Einaudi, che raccoglie appunto tre romanzi: L’amante, Un divorzio tardivo e Cinque stagioni. Ci ho messo un po’ a prendere in mano questo librone di circa 1200 pagine, ma come sapete l’estate è per me un momento favorevole, e quindi ho fatto fuori il primo dei tre romanzi, di cui vi parlo adesso consigliandovi un’edizione in cui appare singolarmente.
L’amante è una storia a più voci, è tutto un alternarsi dei monologhi dei protagonisti sullo sfondo del conflitto arabo-israeliano nel 1973. E nonostante sia ambientato in un periodo che ci siamo lasciati alle spalle da circa 40 anni, il romanzo risulta attualissimo. Inizia tutto quando nell’autofficina di Adam si presenta Gabriel, un uomo con una macchina vecchissima e malandata che chiede che gli venga fatta una riparazione. Adam acconsente ma sa che quel lavoro costerà al cliente tantissimi soldi che non sembra avere. Infatti Gabriel, a lavoro finito, non può pagare e spiega perché: ha vissuto tantissimi anni a Parigi, ma è tornato ad Haifa perché la sua vecchia nonna sta morendo e vuole prendersi l’eredità. Adam non vuole lasciarlo andare, perché non può certo aver fatto un lavoro gratis, quindi tira Gabriel nella sua vita e lo fa diventare l’amante di sua moglie Asya, da sempre insoddisfatta e infelice. Un giorno, però Gabriel viene mandato in guerra e per diversi mesi non se ne sa più niente. Quando Adam, per capirci qualcosa, conosce la nonna dell’amante, Vaduccia Hermoso, scopre che non è morta, anzi si è ripresa e può tornare a casa sua; insieme alla donna decide di mettersi alla ricerca del nipote scomparso.
La storia è in gran parte incentrata sulla ricerca di Gabriel, che ne è stato? perché non torna? sarà morto o no? Ma l’elemento più bello credo sia l’intrecciarsi delle storie di Dafi, figlia quindicenne di Adam e Asya, e Na’im, coetaneo della ragazzina, operaio arabo nell’officina di Adam. I due sono molto diversi e provengono da realtà diverse. Sono, ovviamente, diversi anche i loro schieramenti nel conflitto arabo israeliano. La cosa sorprendente, però, è che i due sembrano rappresentare una sorta di conciliazione tra i due mondi: lei, convinta che tutti gli arabi odino gli ebrei, capisce con lui che ci sono delle eccezioni, e lui, convinto della stessa cosa, vede in Dafi una persona gentile e amabile che gli fa scoprire un mondo. Il tutto non senza fraintendimenti, che appaiono chiaramente in quei punti della storia che vengono visti un po’ con gli occhi di lei e un po’ con quelli di lui, e che rappresentano l’impossibilità di conoscersi davvero. Dafi e Na’im rappresentano l’unione dei due mondi in conflitto (un po’ alla Romeo e Giulietta) e forse l’autore cerca di proporre timidamente e umilmente una soluzione alla guerra: l’amore e la comprensione.
Abraham Yehoshua si mette nei panni di tante persone diverse per descrivere una situazione tragica e lo fa in maniera onesta, non difende nessuna posizione in particolare, anzi ne propone ben sei: Adam e Asya, una coppia ebrea e ricca caduta nella tristezza e nella monotonia, Dafi, giovane sognatrice e ribelle, Na’im, “l’arabetto” abituato a vivere nella povertà, Gabriel, ebreo ma non molto, interessato ai soldi, e Vaduccia, nostalgica dei tempi andati ma in fondo molto sola e bisognosa d’affetto. Ed è proprio questo il punto in comune tra i vari personaggi, la solitudine, o meglio le solitudini, diverse, che Yehoshua ci fa attraversare ed esplorare.
Se devo essere sincera, Abraham Yehoshua mi ha colpita molto più di Grossman (il paragone lo faccio perché, insieme ad Oz, stiamo parlando degli autori più rappresentativi dell’odierno Israele), perché ho trovato il suo stile molto più forte e “crudo” dell’altro che invece a volte si presenta più romanzato e attenuato. Qui è sempre questione di gusti personali, però. Nel mio caso devo dire che per toccare il mio cuore ci vuole roba forte (veramente forte) e nessun orpello, e questo libro mi ha presa davvero. Consigliatissimo!
Titolo: L’amante
Autore: Abraham Yehoshua
Traduzione: Arno Baher
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 1977 (2005 questa edizione)
Pagine: 436
Prezzo: 13,50 €
Editore: Einaudi
❗ Nel 1999 è stato realizzato un film basato su questo romanzo e diretto da Roberto Faenza, L’amante perduto.