Il mese scorso è uscito per la casa editrice napoletana Scrittura & Scritture La spada e il rosario. Gian Luca Squarcialupo e la congiura dei Beati Paoli, il nuovo libro di Adriana Assini, autrice che da queste parti avevamo già conosciuto con il romanzo Giulia Tofana. Gli amori, i veleni.
Anche questa volta si tratta di un romanzo storico e la vicenda si svolge in una Palermo del 1516 governata dagli spagnoli, nello specifico dal viceré Hugo de Moncada. Nonostante le vessazioni di chi amministra la città (prima lo spagnolo, costretto a fuggire, poi Ettore Pignatelli), sembra che in città regni la calma; ma è solo apparenza, perché infatti un gruppo di commercianti oppressi dalle tasse, pieni di debiti e sull’orlo della bancarotta, trama insieme ad alcuni membri della nobiltà per organizzare una rivolta e far sì che a governare Palermo ci sia qualcuno che ami di più la città e che possa rendere la situazione migliore per tutti. A capo di questa sollevazione c’è Gian Luca Squarcialupo, un commerciante di zucchero coraggioso, attraente ma pieno di contraddizioni. Sposa una donna per convenienza, ma è da sempre innamorato di Francesca, sposata anche lei con un altro. Sembra avere tutto sotto controllo, crede di conoscere ogni suo singolo avversario, ma non si accorge di chi fa il doppio gioco e di chi in realtà non gli è amico. Per non parlare del ruolo che nella vicenda giocano i Beati Paoli, setta di giustizieri e vendicatori nata in Sicilia nel XII secolo della cui esistenza, però, non si hanno notizie certe.
Riuscirà Squarcialupo nel suo proposito di salvare la città e la sua economia? Lo scoprirete leggendo questo bel romanzo ambientato nella mia città, ricco di colpi di scena, in cui le atmosfere palermitane risultano vivide grazie alle descrizioni di usi e costumi, di cibi e di luoghi che inserisce l’autrice.
Ma questa volta, più che parlavi in maniera dettagliata di un libro che ho trovato davvero interessante, ho pensato di farvi conoscere meglio Adriana Assini, che lo ha scritto, un’autrice che se siete amanti del genere storico (e non solo) dovete tenere d’occhio.
Ringrazio moltissimo la Assini, che mi ha dedicato il suo tempo rispondendo alle domande che ho voluto porle per questa intervista e vi auguro buona lettura.

Chi è Adriana Assini nella vita di tutti i giorni e come autrice?
Sono una scrittrice e una pittrice dal lunedì alla domenica, immersa in scartoffie, documenti, libri, colori e pennelli, senza però sottrarmi alle incombenze quotidiane, né rinunciare al mondo degli affetti e dei piccoli piaceri.
Ha sempre voluto fare la scrittrice? Come lo è diventata?
Frequentavo la prima media quando mi cimentai con il romanzo per la prima volta: il risultato fu un autentico polpettone, ma all’epoca non ne ero consapevole. Da allora non ho più smesso di scrivere, ma per molto tempo non ho avvertito né l’esigenza né l’ambizione di pubblicare. Quando, in seguito, è maturata la voglia di veder trasformato in un libro tutte quelle pagine scritte a mano, il desiderio si è esaudito presto grazie al fortunato incontro con una casa editrice interessata al mio genere letterario.
Come si è appassionata così tanto alla storia da volersi dedicare al romanzo storico?
Per secoli la Storia è stata scritta dai vincitori: molto di quanto abbiamo imparato a scuola è vero solo in parte; moltissimo non ci è mai stato raccontato. Studi, ricerche, approfondimenti sul nostro passato portano spesso a scoperte interessanti, fanno insorgere legittimi dubbi su taluni accadimenti del passato, fino a incrinarne, a volte, la narrazione ufficiale. Attraverso il romanzo storico, mi ripropongo di aggiungere alla sua “naturale” funzione, ovvero affabulare istruendo, la possibilità di offrire una diversa versione dei fatti, cercando di rimetterne insieme i pezzi mancanti, come tante tessere di un mosaico, nel tentativo – se non di riscrivere alcune delle pagine più controverse della Storia – di offrire almeno un differente punto di vista. Un mio obiettivo più specifico e mirato è quello di ridare voce ad alcuni personaggi – soprattutto donne – che, per convenienza o per ignoranza, sono stati messi a tacere sotto un cumulo di menzogne, approssimazioni, omissioni e leggende nere.
Da cosa è nato il suo ultimo libro, La spada e il rosario? Quanto ha dovuto documentarsi su questa vicenda?
Il mestiere di chi scrive narrativa storica porta inevitabilmente a consultare una buona mole di documentazione, testi vecchi e nuovi, lettere, saggi, eccetera. È per tali vie che spesso incontro le protagoniste e i protagonisti dei miei romanzi, come è accaduto con Gian Luca Squarcialupo, le cui vicissitudini meritano, a mio avviso, di essere sottratte all’oblio nel quale sono state ingiustamente seppellite per secoli. Trattandosi di un personaggio minore, sapientemente occultato da chi aveva interesse a farne sparire dalla faccia della terra persino la memoria, la ricerca è stata lunga e paziente, dovendo assemblare ogni dettaglio che, seppure minuto, si è rivelato prezioso per ricostruirne quanto più possibile fedelmente la personalità e le fasi della sua breve e tragica vita.
Per i meno ferrati in materia, cosa fa parte della cornice storica reale e cosa è nato dalla sua fantasia?
La mia fantasia si è limitata perlopiù a dare un nome e una personalità alla donna illecitamente amata dallo Squarcialupo, partendo comunque da alcuni dati di fatto che ne rendessero plausibile l’esistenza.
Palermo è un’ambientazione che ritroviamo in più romanzi della sua produzione e, da palermitana, apprezzo molto la sua conoscenza dei luoghi e anche delle tradizioni. Come mai questa predilezione per il capoluogo siciliano?
L’altro mio romanzo parzialmente ambientato a Palermo è Giulia Tofana. Gli amori, i veleni (Scrittura&Scritture, 2017). La storia della Tofana, che si svolge nella prima metà del Seicento, e quella cinquecentesca dello Squarcialupo, mi hanno entrambe colpita per i temi scottanti che accompagnano le loro esistenze e che caratterizzano le epoche in cui vissero. Succedevano già allora fatti straordinari nella bella e torbida Palermo!
L’ambientazione degli altri miei romanzi, i più recenti, spazia dalle Fiandre alla Castiglia, da Parigi a Mantova e a Milano…
C’è qualche elemento ricorrente che contraddistingue le sue storie? Qualcosa che si possa considerare caratteristico della sua scrittura?
Scrivo spesso di donne, più o meno note, per rendere loro un po’ della dignità che le fu negata durante la loro vita, e che non le venne mai restituita, neppure da morte. Ne Le rose di Cordova narro le vicissitudini di Juana I di Castiglia, troppo frettolosamente passata alla Storia come la Pazza, lei che ebbe il torto di non piegarsi alle volontà degli uomini della sua famiglia e che si macchiò dell’intollerabile colpa di difendere fino allo stremo la corona legittimamente ereditata da sua madre, Isabella la Cattolica. In Giulia Tofana. Gli amori, i veleni sottraggo all’oblio una donna decisamente sui generis: meretrice palermitana bella, povera e sfrontata, Giulia tenta di scampare a un destino infame arricchendosi con lo smercio di un veleno perfetto messo a punto da lei stessa nel retrobottega di una spezieria. in seguito, approdata nella Roma papale, prenderà coscienza dell’ingrata condizione in cui sono costrette a vivere le donne e venderà soltanto a loro la sua micidiale mistura, ovvero a quelle disgraziate che desideravano liberarsi di un consorte odioso e manesco, che non avevano scelto e che non amavano. In Agnese, una Visconti ripropongo la storia di una giovane aristocratica di fine Trecento che avrebbe meritato migliore sorte in vita e un maggiore interesse in seguito, considerando il coraggio e la determinazione di cui diede prova nel difendere la sua famiglia d’origine e il suo personale decoro nel corso dell’infausto matrimonio con Francesco Gonzaga, IV Capitano del popolo di Mantova. Una vicenda tragica ma decisamente istruttiva sulla condizione femminile e sulle tante contraddizioni al suo interno, poiché – a dispetto dell’opinione ancora corrente – non tutte le donne se ne stavano zitte e a testa bassa, neanche in epoca medievale. In Un caffè con Robespierre, la protagonista, Manon, abbraccia con entusiasmo le innovazioni di cui la Rivoluzione francese è paladina, ma questo non le impedisce di interrogarsi con spirito critico e puntare il dito contro il divario tra le promesse e i fatti della politica, soprattutto nei confronti delle donne.
Quali sono le letture a cui si dedica normalmente?
Leggo molta saggistica: soprattutto arte, critica letteraria e storia. Per il Medioevo, che si tratti di cattedrali gotiche o delle gesta di Riccardo Cuor di Leone, ho un vero e proprio debole.
Quando scrive una storia ha in mente un lettore ideale, qualcuno a cui si rivolge in particolar modo?
No, nessun lettore ideale. Pubblicato il romanzo, spero sempre che arrivi a quelle lettrici e ai lettori che, uniti dalle mie stesse passioni, si possano calare in pieno nella sua trama e addentrarsi agevolmente nella personalità dei protagonisti, lasciandosi coinvolgere dalle loro emozioni, dubbi, ideali, interrogativi. E mi piace pensare poi che queste lettrici e lettori, giunti all’ultimo rigo del romanzo, se ne separino con qualche rimpianto, e che qualcosa di quanto letto e “vissuto” possa rimanere dentro di loro a lungo.
Un buon motivo, secondo lei, per leggere La spada e il rosario?
Mi auguro che, pagina dopo pagina, il lettore veda aprirsi sotto i suoi occhi, una dopo l’altra, tante piccole finestre su un mondo ricco di sorprese, anche amare, e d’interessanti spunti di riflessione. I sentimenti, le aspirazioni, i tradimenti, la corruzione e le delusioni che attraversano l’animo e la storia di Gian Luca Squarcialupo sono esattamente quelli che proviamo noi, a distanza di secoli, e che, nel bene e nel male, animano tuttora la nostra società. Perché il passato non passa, ci vive accanto, fa parte di noi. Basta saperlo riconoscere.
Grazie!
Titolo: La spada e il rosario. Gian Luca Squarcialupo e la congiura dei Beati Paoli
Autore: Adriana Assini
Genere: Romanzo storico
Anno di pubblicazione: 14 febbraio 2019
Pagine: 211
Prezzo: 14 €
Editore: Scrittura & Scritture
Adriana Assini vive e lavora a Roma. Sulla scia di passioni perdute, gesta dimenticate, vite fuori dal comune, guarda al passato per capire meglio il presente e con quel che vede ci costruisce un romanzo, una piccola finestra aperta sul mondo di ieri. Dipinge. Soltanto acquarelli. E anche quando scrive si ha l’impressione che dalla sua penna, oltre alle parole, escano le ocre rosse, gli azzurri oltremare, i luccicanti vermigli in cui intinge i suoi pennelli. Ha pubblicato diversi libri, tutti a sfondo storico, tra cui, nel catalogo di Scrittura & Scritture, i romanzi La spada e il rosario. Gian Luca Squarcialupo e la congiura dei Beati Paoli (2019), Agnese, una Visconti, Giulia Tofana. Gli amori, i veleni (2017), Un caffè con Robespierre (2016) La Riva Verde (2014) e Le rose di Cordova che dalla sua prima edizione del 2007 ha visto la fortuna di due edizioni successive e tre ristampe.
www.adrianaassini.it