Libri interrotti: “Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo

Quest’anno mi sono dedicata anche alla lettura del vincitore dello Strega 2014, Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo. Mi aspettavo chissà cosa e anche in questo caso sono rimasta molto delusa, così delusa da fermarmi intorno a pagina 35 perché proprio non ce la facevo più.
Innanzitutto non ho una cultura politica così grande da poter reggere un libro del genere, non che fosse un trattato, ma inizia da un periodo storico che non ho vissuto e che non conosco benissimo. Ma se il problema fosse stato questo sarei comunque andata fino in fondo. È che proprio è scritto male, in alcuni punti onestamente non ho capito i nessi tra gli eventi: la recensione del racconto di Carver che c’entra con la storia del bimbo che va al cinema, viene a sapere dell’epidemia di colera e ha paura di andare in bagno? Questa storia è fortissima. Praticamente il protagonista, da piccolo, vede gli adulti che parlottano tra loro, che iniziano ad usare il limone per disinfettare tutto e si spaventano pure a bere l’acqua. Poi qualcuno gli dice che c’è questa brutta malattia, il colera, il cui sintomo principale è la diarrea bianca. Paura tremenda. Va al cinema a vedere un film e sente lo stomaco sottosopra, “oddio, il colera”, torna a casa e in bagno esplode. Ha paura di vedere il colore del deposito, ma poi si fa coraggio e vede che è tutto regolare. Alla fine la mamma gli rivela che gli ha messo la purga nel latte. Stop. Dopo questa storiella ci ho rinunciato. L’ultima parte che ho letto è stata questa della foto, che mi ha lasciato molto perplessa.

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Libri interrotti: “La settima onda” di Daniel Glattauer

Nella vita mi è capitato raramente di abbandonare un libro, di solito cerco di dare una chance a ogni autore, perché, chissà, anche se iniziano male più avanti le storie si riprendono. Però negli ultimi tempi mi sono resa conto che non posso sprecare il mio tempo con letture che, si capisce fin da subito, non fanno per me, quindi ho iniziato a mettere via libri che non mi piacciono. Perché farmi violenza fino alla fine? No, basta, ho chiuso con l’autolesionismo. Ho letto troppe cose scritte male, smielate, pseudoprofonde (e invece eccessivamente banali), troppo politicizzate, assurde. Ci do un taglio con questa roba. Dato che la vita è una e che il nostro tempo sulla Terra non è infinito, voglio passarlo leggendo bei libri o, al massimo, cose che non mi piacciono ma che non siano assurde. Perché ogni tanto ti capitano quei testi che non risultano di tuo gradimento ma che comunque si fanno leggere. Io dico basta a quelli per cui ad ogni pagina ti chiedi: “ma perché lo sto facendo?”. Ecco, questo è il motivo per cui voglio parlarvi anche dei libri che interrompo, quando succede, e a tal proposito inauguro oggi la categoria dei Libri interrotti. Non darò troppe spiegazioni, mi limiterò a riportare gli stralci che mi hanno portato ad abbandonare certe letture, perché è ovvio che non si possa parlare bene dei libri quando si è arrivati, ad esempio, a pagina 16. Non occorre specificare che non inserirò la mia tipica valutazione in stelline, perché questi, dato che li ho mollati, andrebbero dallo zero in giù.

Cominciamo oggi con La settima onda di Daniel Glattauer.

Qualche tempo fa ho recensito la prima parte, Le ho mai raccontato del vento del Nord, libro dal titolo suggestivo che però non ha alcuna sostanza. Tornano i due protagonisti, che nella parte precedente si erano “conosciuti” via mail ma non erano riusciti a combinare nulla. Leo si trasferisce, Emmi continua a mandargli messaggi come una stalker ma lui non risponde, poi invece le scrive, lei sembra una pazza bipolare, ecc.. Riusciranno finalmente ad incontrarsi e a fare quello che devono fare? Io non sono arrivata alla fine, mi sono fermata a pagina 17 perché era un tale strazio che mi stavano venendo attacchi d’ansia. Però mi sono fatta dire come finisce da chi lo ha letto. E non ve lo dico, non posso fare spoiler, ma non c’è nessun colpo di scena.
Avevo già detto, per quanto riguarda l’altro libro, che nessuno sano di mente si rivolgerebbe virtualmente ad un’altra persona in questo modo. O forse sì, magari qualcuno psicologicamente instabile, come sembra essere la protagonista Emmi. Se al primo avevo dato una sola stellina, qui siamo abbondantemente sotto lo zero. Ecco a voi un paio di stralci che vi daranno un’idea del male che mi sono fatta.

gedrg

Buonanotte anche a me, che però preferisco scriverlo tutto attaccato. Ditemi voi se questa è letteratura.

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A voi importa dell’importanza che l’importanza ha per quanto importa a lei, paragonata a quanto a lui importa di lei? È importante! Buonanotte, again. Sfido io, a non definirla una supercazzola!

È chiaro perché ci ho rinunciato?