Briciole | Seni e uova | Senti chi parla | La combattente

Cari lettori, per molti sono finite le vacanze. Spero che le vostre siano andate bene, o almeno che le abbiate passate serenamente, anche se con questo clima generale è difficile, e spero anche che il rientro al lavoro non sia stato troppo duro. Vi sarete accorti che quest’estate, escluso l’ultimo post della settimana scorsa, qui ho scritto poco, ma ho preferito alleggerire un po’ la mente e parlare in modo più rapido delle letture estive su Instagram, dove qualcuno di voi mi segue (se non lo fate ancora e vi fa piacere, mi trovate come @valeh89). Per questo motivo, torno qui con la rubrichetta Briciole, cercando di raccogliere alcuni di questi miei ultimi commenti per parlare a chi mi segue solo qui di qualcuno dei libri che ho letto negli ultimi mesi.
Spero che i consigli possano risultarvi graditi e, se vi va, raccontatemi come sono andate le vostre vacanze, se le dovete ancora fare, e cosa avete letto di bello.
Buona lettura!

«Ora, estate 2008, ho trent’anni e non sono quasi per niente la donna che sognavo di essere quando ne avevo venti e mi sforzavo di immaginare il mio futuro.»

Seni e uova è un romanzo di Mieko Kawakami pubblicato da Edizioni e/o ad agosto dello scorso anno nella traduzione di Gianluca Coci. Non è esattamente una delle ultime novità, quindi, ma credo sia un libro a cui dedicarsi con calma. È la storia di tre donne: Natsuko, scrittrice alle prese con le difficoltà del mestiere, la sorella Makiko e la figlia di quest’ultima, Midoriko. La vicenda si svolge in due periodi diversi: nella prima parte Makiko va a Tokyo perché vuole mettersi delle protesi al seno, con Midoriko ancora piccola che non capisce l’esigenza della madre, né il fatto che il suo stesso corpo cresca, e decide di non parlare più.
Dieci anni dopo, invece, è Natsuko che torna nella sua Osaka, e ormai quasi allo scadere dell’età giusta vuole intraprendere un percorso per diventare madre da sola.
Si tratta del viaggio intimo di tre donne, prese nei loro turbamenti e in tre dei periodi “critici” della vita femminile: l’adolescenza, quando il tuo corpo cambia e non riesci a reggere il peso di un tale sconvolgimento; quando passi l’età in cui quasi tutte diventano madri e ti rendi conto che per te è quasi troppo tardi, quindi ti chiedi se sia davvero ciò che vuoi e scegli di imbarcarti nell’impresa o di non farlo; e quando, dopo la maternità, devi convivere con un corpo diverso, che non è più quello di una volta, un corpo che pensi di voler “aggiustare”.
Una storia in cui emerge forte e chiaro il sentire femminile, praticamente in tutte le sue sfaccettature. Qualcosa che colpisce dritto al cuore, che il lettore sia una donna o meno.
DETTAGLI: Seni e uova, Mieko Kawakami, trad. Gianluca Coci, Romanzo, Letteratura giapponese, 624 pp., edizioni e/o, 26 agosto 2020, 19,50 €


«Perché gli svassi si scambiano alghe e piante acquatiche danzando? Perché gli Anatidi hanno tutti danze simili? Perché gli uccelli cantano? È puro istinto o devono imparare a cantare? Cosa si dicono? È cercando di rispondere a questi dubbi, una decina d’anni fa, che ho iniziato a studiare e a scoprire di più sulla comunicazione animale tutta.»

Data la mia grande passione per la saggistica sulla natura e sugli animali, ho voluto leggere Senti chi parla di Francesca Buoninconti, uscito lo scorso 28 aprile per Codice Edizioni. Si tratta di un libro molto interessante che, come suggerisce il titolo stesso, tratta il tema della comunicazione nel regno animale. Cosa si dicono gli animali? La loro comunicazione è solo intraspecifica (cioè, avviene all’interno della singola specie) o può essere anche interspecifica (fra specie biologiche diverse)? Ma, soprattutto, come avviene? A questo proposito l’autrice divide il volume in tre parti, ognuna delle quali descrive i comportamenti di determinati animali in base all’uso di tre dei cinque sensi: la vista (quindi tutte quelle azioni compiute per segnalare visivamente qualcosa a simili e non), l’udito (suoni, versi, ruggiti, canti) e l’olfatto (“odori bestiali”, “fragranze letali”).
Buoninconti è una naturalista e giornalista scientifica, per Codice ha già pubblicato “Senza confini” che tratta di storie degli animali migratori. Scrive di scienza, natura e clima per varie testate ed è al microfono di Radio3 Scienza.
Se anche voi siete curiosi di scoprire in maniera divertente, fresca e per nulla noiosa che cosa succede fra gli animali quando si trovano a dover comunicare qualcosa (anche in maniera ingannevole, perché sì, molti animali sanno mentire!), allora questo è il testo giusto.
DETTAGLI: Senti chi parla, Francesca Buoninconti, Saggistica, Letteratura italiana, 372 pp., Codice, 28 aprile 2021, 24 €


«Perché una morte arriva a innescare un vortice inarrestabile di sofferenze?»

Angelita è una scrittrice ed ex giornalista. Ha da poco perso per una grave malattia Fabrizio, compagno di vita da trent’anni e sta iniziando a fare i conti con la solitudine, con la “vedovanza”. Abita da sola nella vecchia casa di famiglia, ed è proprio lì che un giorno, per caso, dietro un mattone leggermente spostato di un muro, trova qualcosa che apparteneva a Fabrizio e che racconta di un passato dell’uomo di cui Angelita non ha mai saputo nulla. Fra mille dubbi e paure, le incertezze sull’uomo che ha avuto accanto e ha amato per moltissimi anni la spingono a indagare, a fare un viaggio a ritroso negli anni Settanta (il periodo relativo agli oggetti ritrovati) per scoprire chi fosse veramente Fabrizio e cosa gli fosse capitato.
Questa è a grandi linee la storia che Stefania Nardini racconta nel suo romanzo La combattente, uscito il 9 giugno per Edizioni e/o. Ma non è solo la vicenda di una donna sola, di una che ha perso il suo sostegno e deve ricostruire la sua esistenza ormai solitaria; è anche la ricostruzione dei fatti che interessano la storia di un periodo storico come quello degli anni Settanta, fatto di fughe, ideali, nascondigli, compromessi e decisioni dolorose per cui sacrificare anche gli affetti più grandi.
Angelita, narrando in prima persona le sue vicende, ci fa entrare nel suo cuore, ci descrive ciò che prova e condivide con noi tutto il suo smarrimento, la paura, i problemi di denaro.
Quello di Nardini è un romanzo molto interessante e gradevole, ma soprattutto è un approfondimento interessante su un momento storico davvero complicato.
DETTAGLI: La combattente, Stefania Nardini, Romanzo, Letteratura italiana, 156 pp., edizioni e/o, 29 giugno 2021, 15 €

Briciole | Autobiografia della neve | La mala eternità | Ho provato a morire e non ci sono riuscito | La nazione delle piante

Cari amici che mi leggete anche se i blog ormai sembrano obsoleti (ma non demordiamo!), torno ancora con la rubrichetta Briciole per parlarvi di qualche titolo di cui negli ultimi tempi non ho scritto in maniera più approfondita per vari motivi. Non voglio che questi bei libri si perdano, soprattutto per chi non mi segue sulla pagina Facebook o su Instagram dove ho già scritto qualcosa. Si tratta di due romanzi molto interessanti e di due volumi di saggistica che piaceranno molto a chi ama la natura. Come sempre vi dico che se vi incuriosisce qualcosa in particolare, potete farmi tutte le domande che volete.
Vediamo meglio nel dettaglio.

«Per me la neve è una vecchia storia, una storia d’amore collettiva.
Sempre, in montagna, abbiamo contato sulla neve. Riconoscevamo il suo prossimo arrivo dal colore dell’aria, dal comportamento degli animali e da una specie di sospensione che si diffondeva intorno; e c’era un periodo dell’anno in cui eravamo certi che sarebbe caduta, trasformando il mondo in quel modo che conoscevamo bene, portando il silenzio e la gioia».

Daniele Zovi ha sempre avuto un rapporto molto particolare con la neve: ci è nato (precisamente a Roana), l’ha conosciuta, l’ha vista in tutte le sue forme, l’ha amata e studiata. Ha una laurea in scienze forestali, ha prestato servizio nel Corpo Forestale dello Stato ed è uno dei maggiori esperti di animali selvatici (ha scritto tanto sul tema). In Autobiografia della neve, uscito lo scorso 27 ottobre per UTET ci racconta proprio di questo tipo di evento atmosferico e delle sue manifestazioni da un punto di vista a tratti scientifico e a tratti sentimentale. Lui che è cresciuto nei pressi dell’altopiano di Asiago da piccolo ha osservato così tanto quei fiocchi cadere soffici che poi è diventato un esperto. Nei suoi racconti e nelle sue descrizioni ci sono le nevicate potenti e disastrose che fecero tante vittime anche in tempi non recenti, ci sono quegli anni in cui erano solo gli uomini a sciare, c’è Mario Rigoni Stern, ci sono rievocazioni dei cimbri e della loro lingua, e tantissimo altro.
È un libro molto bello, soprattutto per chi come me non conosce troppo bene la neve perché è nata e cresciuta in climi totalmente diversi. Si percepisce tantissimo l’amore di Zovi per i suoi luoghi e non solo, e la preoccupazione per questo mondo che a causa del cambiamento climatico sta perdendo molte delle sue meravigliose caratteristiche. Ghiacciai che non ci sono più, temperature in rialzo ovunque ed interi ecosistemi rovinati dall’intervento dell’uomo.
Nella neve c’è la nostra storia, e conoscerla un po’ meglio può fare solo bene a tutti. 
DETTAGLI: Autobiografia della neve, Daniele Zovi, Saggistica, Letteratura italiana, 255 pp., UTET, 27 ottobre 2020, 18 €


La mala eternità è un romanzo di Daniela Frascati uscito a settembre di quest’anno e pubblicato da Edizioni Ensemble, che ho conosciuto proprio nei giorni di Una Marina di Libri.
Si tratta di una storia particolare che va dal giallo, all’esoterico al fantastico, riservando non poche sorprese, ma questo accade piano piano, man mano che procediamo nella lettura e accompagniamo il protagonista, Angelo Moral.

Pochi giorni prima della morte della madre, Angelo viene a sapere che suo padre, che ha sempre creduto a lungo morto, forse è ancora vivo e quindi decide di andarlo a cercare a Velabra, nella campagna toscana. Arrivato lì, gliene succedono di tutti i colori: viene aggredito, derubato, soccorso da un anziano gentile che gli farà conoscere altri personaggi, uno più bislacco dell’altro, che sembrano capire che ha lo stesso cognome di uno che tutti conoscono bene, Livio Moral. Angelo, cercando Livio, scopre che in quei territori quasi dimenticati dalla civiltà c’è una setta che promette la vita eterna ma lo fa approfittandosi dell’ingenuità e della debolezza dei creduloni. Il protagonista entra così in una spirale di antiche leggende, paure e caos che gli faranno trovare molto più di quello che cercava.
Quello di Daniela Frascati è un romanzo molto scorrevole e godibile in cui, però, bisogna fare attenzione a non lasciarsi confondere dai tantissimi flashback che l’autrice sparge qua e là per approfondire la storia dei vari personaggi. Flashback che, ovviamente, arricchiscono molto la narrazione. Il linguaggio poi è particolarmente ricercato e adattato all’epoca in cui è ambientato (1967) e a un’atmosfera ricca di mistero.
DETTAGLI: La mala eternità, Daniela Frascati, Romanzo, Letteratura italiana, 352 pp., Edizioni Ensemble, 15 settembre 2020, 16 €


«Dare alle parole il senso che avevano voleva dire per lei essere pesanti. La coerenza. Il rispetto. Tutte cose pesanti. La logica. Pesante. La gentilezza. Pesante. L’affetto. L’amore. Pesanti».

Ho provato a morire e non ci sono riuscito è un romanzo di Alessandro Valenti pubblicato da Edizioni di Atlantide lo scorso luglio. È la storia vera di Alessandro – l’autore – che ora ha quasi diciotto anni ma ci parla dei suoi amori quando ne aveva quattordici. È un esordio bello e potente il suo, è il racconto delle preoccupazioni e della ricerca della felicità di un ragazzo di oggi che va a sbattere di continuo contro il muro della leggerezza (e in alcuni casi superficialità) tipica dei suoi coetanei. Di Emma, soprattutto, la ragazza che lo fa innamorare, lo illude per poi sostituirlo facilmente con chissà chi altro.
Alessandro vive in un mondo tecnologico, quello dei giorni nostri, in cui è facile mentire, nascondersi e spacciarsi per qualcos’altro, ma nel quale è ugualmente facile essere smascherati e sbugiardati. E ci narra tutto questo con trasporto, tanto più che lo ha vissuto davvero.
Questa, che inaugura la collana Blu Atlantide, in parte non è solo la storia di Alessandro, ma di tanti altri quattordicenni che oggi più che mai vivono in balia di un’età difficile che deve tenere il passo con i social e con un mondo che va sempre più veloce. E in cui, spesso, per gli altri non siamo così speciali e insostituibili come crediamo.
In questi giorni ha vinto il Premio Bagutta Opera Prima ed è il più giovane vincitore nella storia del premio letterario più antico d’Italia.
DETTAGLI: Ho provato a morire e non ci sono riuscito, Alessandro Valenti, Romanzo, Letteratura italiana, 208 pp., Edizioni di Atlantide, 15 luglio 2020, 15 €


«Ho immaginato che le piante, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere e resesi conto della nostra incapacità di svilupparci autonomamente, corrano di nuovo in nostro soccorso, regalandoci delle regole – in verità la loro stessa costituzione – da seguire come vademecum per la sopravvivenza della nostra specie».

È così che Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale e direttore del Laboratorio di Neurobiologia Vegetale dell’Università di Firenze, spiega nel prologo cosa troveremo dentro La nazione delle piante, pubblicato nel 2019 da Editori Laterza.
Mancuso immagina che tutto lo spazio terrestre ricoperto da vegetali sia, appunto, una nazione delle piante, con proprie leggi e una propria costituzione composta da otto articoli, che altro non sono che otto pilastri fondamentali su cui si regge la loro vita e quindi anche la nostra. In questi articoli le piante, attraverso la voce di Stefano Mancuso, dichiarano – senza porsi su un gradino superiore alla nostra specie, ma di fatto essendolo – che la Terra è la casa comune di tutte le specie, che non dovrebbe esserci alcuna gerarchia fra gli esseri viventi e che dovremmo tutti cooperare per gestire in modo appropriato le risorse che abbiamo, soprattutto quelle non ricostituibili. Ma non solo questo. La nazione delle piante non ha confini, è uno spazio che riguarda tutti e appartiene a tutti, e che, anzi, possiamo contribuire ad ampliare sempre più. Magari arricchendolo con una pianta in qualsiasi posto essa manchi.
Una lettura breve e davvero piacevole per chi ama le piante, la natura e sia interessato alle tematiche ambientali.
DETTAGLI: La nazione delle piante, Stefano Mancuso, Saggistica, Letteratura italiana, 139 pp., Editori Laterza, 7 marzo 2019, 12 €

Briciole | Baco | La prima estate e altri racconti | L’isola senza tempo | Itaca

Buona domenica, amici.
Questo è un periodo abbastanza complicato per tutti. Confesso che (non solo per questo, ma anche perché per lavoro passo ore davanti al computer) per ora leggo molto più lentamente e spesso non trovo nemmeno la concentrazione per scrivere in maniera più estesa, come ho sempre fatto, delle mie ultime letture. Però voglio provare comunque a dire qualcosa, perché tante volte sono libri che meritano molto. Per questo motivo torno ancora una volta con la rubrichetta Briciole per raccontarvi le mie ultime letture, libri di cui ho parlato qualche giorno o settimana fa su Instagram, quindi chi mi segue lì ha già visto tutto (se non mi seguite sono QUI). Siccome non tutti sono iscritti a quel social, trasferisco i miei ultimi pareri qui, in modo che rimangano fissati sul blog, che rimane comunque la mia piattaforma preferita per parlare di libri. Ovviamente, se volete sapere qualcosa in più su questi libri chiedetemela pure.
Mi perdonate se di recente latito un po’?
Buona lettura!

«Io ti capisco bene, perché le parole mi sono sempre sembrate stampelle ingombranti. A differenza dei segni non sono mai davvero giuste, mai davvero sincere, anche nei migliori dei casi pencolano dove vogliono loro, nascondendo intenzioni che non corrispondono esattamente con quello che cercherebbero di far credere. Bisognerebbe poterle mettere a stecchetto, ma la verità è che vincono sempre loro».

Baco di Giacomo Sartori (edito da Exòrma) è un romanzo molto particolare (nella collana quisiscrivemale sono tutti un po’ fuori dagli schemi) che è soprattutto una riflessione sulle parole. Il protagonista è un ragazzino sordo e iperattivo che ha difficoltà a parlare, ma per questo sa scegliere cosa dire e cosa non dire. È circondato da personaggi strampalati: il padre tecnico informatico, la madre in coma dopo un incidente stradale, il fratello nerd, una nonna in cenere, una logopedista che lo aiuta a dire ciò che ha da dire e Baco, un’intelligenza artificiale dallo spirito attivista e altruista creata dal fratello.
Ma se ognuno sembra preso dai fatti suoi è proprio Baco che, con l’aiuto del protagonista, vorrebbe fare attivamente qualcosa per risolvere i problemi del mondo (secondo lui) e della “sua” famiglia. L’unica cosa che sembra non riuscire a fare è cambiare il destino delle api, tormentate e spesso uccise dai pesticidi.
Sono tanti i temi in questo romanzo (natura, startup, disabilità, intelligenza artificiale, attivismo, spionaggio, tecnologia), alcuni anche legati alla formazione da agronomo specializzato in scienza del suolo di Sartori, ma sono tutti ben inseriti e collegati fra loro. Giacomo Sartori è un autore prolifico che anche questa volta ha messo su una storia vincente.
DETTAGLI: Baco, Giacomo Sartori, Romanzo, Letteratura italiana, 332 pp., Exòrma Edizioni, novembre 2019, 16, 50 €


«Ma oggi è ancora il 1970, ho dieci anni e mezzo, e su questa spiaggia dove dopo due giorni di tempesta risplende nuovamente il caldo sole di luglio, e a tutti è tornata la voglia di fare il bagno nel mare blu della Calabria, posso dire ai miei zii e ai miei amici, con il mio più onesto e innocente candore: Com’è bello quel ragazzo che gioca a pallone là in riva. Vorrei tanto avere una sua fotografia”».

La prima estate e altri racconti di Anton Giulio Onofri è uscito a novembre del 2019 per gli amici di Corrimano Edizioni.
Come si evince dal titolo, si tratta di una raccolta di racconti, il primo dei quali si intitola appunto “La prima estate” e vede come protagonista un ragazzino che nell’estate dei suoi dieci anni è ancora spensierato e felice ma probabilmente inizia a conoscere la sua vera essenza, a provare i primi desideri. Ma c’è anche un uomo anziano che consegna a due ragazzi il ricordo del suo grande amore verso un altro uomo; il ricordo di uno dei fotografi più famosi dell’ultimo secolo, ma anche la storia di un compositore anonimo.
I temi trattati nei racconti sono molteplici, si parla di musica, di arte, fotografia (e nella narrazione si avverte anche lo sguardo da sceneggiatore di Onofri), e di omosessualità. Ma quello che li lega tutti è sicuramente la visione dello scorrere del tempo, insieme all’importanza del ricordo, che sia di un tempo lontano, di un amore perduto o di un parente ormai scomparso da tanti anni. L’estate forse va vista come una stagione dell’esistenza umana, la stagione felice per antonomasia, quella in cui splende il sole, ma che è comunque destinata a finire per fare spazio all’autunno.
DETTAGLI: La prima estate e altri racconti, Anton Giulio Onofri, Racconti, Letteratura italiana, 116pp., Corrimano Edizioni, novembre 2019, 10 €


«Le storie non iniziano e non finiscono. Le storie si aprono, come le porte. E continuano. Perfino quando sembra siano finite. O finiscono quando sembra che stiano cominciando».

Il mese scorso è uscito per Las Vegas edizioni il nuovo romanzo di Gianluca Mercadante, L’isola senza tempo, una storia molto bella di cui si comprende la vera essenza solo alla fine.
Biagio deve partire per un viaggio di piacere con Andrea, il suo grande amore che, però, nella vita ufficiale ha una moglie ed è padre. Poco prima di partire lo chiamano al telefono e gli dicono che suo padre Marcello, ricoverato in una casa di cura a causa della demenza senile, sta male e si trova in ospedale. I due allora decidono di tornare indietro e Biagio raggiunge Marcello che, in realtà, sembra molto presente con la testa e, anzi, dice al figlio di andare insieme sull’Isola Senza Tempo, un posto di cui quand’era piccolo gli parlava sempre. Biagio è confuso, capisce che l’Isola non può esistere, ma il padre sembra comunque lucido e… finiscono per andare sul serio in quel luogo magico.
Quella di Gianluca Mercadante è una storia in cui si entra a poco a poco e che man mano che si procede nella lettura conquista il cuore del lettore. Al centro della vicenda c’è il rapporto fra un padre e un figlio che pensava che il genitore sapesse poco e niente di lui; sono due persone che sembrano trovare finalmente il momento adatto per conoscersi davvero, per raccontarsi ciò che negli anni si erano taciute. Realtà e immaginazione, vita e morte, tutto si fonde in una sorta di dimensione onirica in cui tutto sembra possibile. Fino alla rivelazione finale.
DETTAGLI: L’isola senza tempo, Gianluca Mercadante, Romanzo, Letteratura italiana, 216 pp., Las Vegas Edizioni, ottobre 2020, 15 €


«I confini sono squarciati e dalla breccia aperta sembra arrivare un richiamo simile al pothos che spinse Ulisse nel suo desiderio di scoperta, Alessandro a sfidare i confini del mondo, i più umili itacesi dei secoli successivi a cercare fortuna dalle coste del mar Nero all’Australia. Capisco perché Marmaka risveglia in molti un improvviso desiderio di più ampi e aperti orizzonti: per chi abita a Itaca è il luogo della nostalgia dell’altrove, dell’esatto contrario del nostos».

Nel catalogo Exòrma c’è una collana che ho scoperto qualche anno fa per caso: si tratta di “Scritti traversi”, dedicata alla letteratura di viaggio. Non sono guide, ma sono esperienze di viaggio, narrazioni di luoghi e modi di vivere che si legano con altre discipline come l’arte, la musica, la letteratura, il cinema, e tanto altro. Da quando l’ho scoperta mi sono appassionata a un genere in cui prima non ero incappata: la letteratura di viaggio, e quindi è da un po’ di tempo che amo viaggiare con la mente.
L’ultimo viaggio me lo sono fatto poco tempo fa, sono andata a Itaca. L’isola dalla schiena di drago insieme a Luca Baldoni, che nella patria di Ulisse ci è stato davvero, ma in tempi di recenti. L’autore di questo bel libro esplora “la petrosa isola” ripercorrendo quei luoghi narrati da Omero, raccontandoci le leggende locali e guardando indietro nel tempo alle scoperte archeologiche. Ma come si presenta oggi questo luogo? Come ne ha parlato Lord Byron? E che effetti ha avuto su di lei la pirateria negli anni?
È questo quello che troveremo dentro questo libro, insieme a tante altre curiosità su un’isola che conosciamo in tanti solo per il suo significato all’interno dell’epica greca, ma che esiste davvero e ha una sua storia molto particolare.
DETTAGLI: Itaca. L’isola dalla schiena di drago, Luca Baldoni, Letteratura di viaggio, Letteratura italiana, 311 pp., Exòrma Edizioni, aprile 2019, 15, 50 €

Briciole | La stranezza che ho nella testa / Zero K / Gatti molto speciali / Fedeltà

Torno a lasciarvi qualche altra briciola, qualche spunto letterario su libri che per motivi diversi mi è stato impossibile recensire meglio. Ma vi spiegherò meglio caso per caso.

La stranezza che ho nella testa è un libro dell’autore turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura 2006. È stato scelto qualche tempo fa come lettura all’interno del gruppo Facebook LeggoNobel, creato e gestito da Elena Tamborrino e da me, con lo scopo di recuperare insieme gli scrittori insigniti del Nobel e le loro opere. Non avendo mai letto niente di questo autore, non so dirvi se si sia trattato di una scelta infelice o se sia proprio Pamuk a non essere nelle mie corde, fatto sta che questo romanzo del 2014, pubblicato in Italia da Einaudi l’anno successivo, mi è risultato prolisso e noioso in diversi punti. Il protagonista è il giovane Mevlut che al matrimonio di suo cugino vede una ragazza bellissima, che scopre essere una delle sorelle della sposa, e s’innamora così tanto che chiede al fratello dello sposo il suo nome e si fa aiutare a mandarle lettere d’amore mentre è lontano a svolgere il servizio militare. Una volta tornato decide di rapire la ragazza e portarla con sé per sposarla, ma una volta con lei si accorge che i suoi occhi non sono quelli di cui si era innamorato. In lei comunque troverà un’ottima moglie e una splendida madre per le figlie. Chi lo ha ingannato molti anni prima? Perché? Si è trattato realmente di un inganno o un errore casuale? È quello che Pamuk ci racconta in un numero di pagine – a mio parere – eccessivamente superiore al dovuto. In molti passi è difficile addirittura rimanere concentrati perché si rischia di perdere il filo della storia. Nota molto positiva è il fatto che la narrazione è affidata a più voci, ognuna delle quali racconta le vicende (insieme a pensieri, preoccupazioni, paure) dal proprio punto di vista. Per il resto, nonostante la scoperta di tradizioni e usi della Turchia, purtroppo non sono riuscita ad amare questo Nobel.
DETTAGLI: La stranezza che ho nella testa, Orhan Pamuk, trad. Barbara La Rosa Salim, Romanzo, Letteratura turca, 608 pp., Einaudi, 2015, 15 € (in versione Super ET)


Zero K di Don Delillo l’ho ricevuto partecipando a un’iniziativa natalizia della libreria che frequento in cui bisognava acquistare un libro, incartarlo con carta anonima, scriverci una dedica sopra e aspettare un sorteggio che avrebbe accoppiato mittenti e destinatari. Questo è quello che è toccato a me, ed è stato un bene perché da tempo volevo leggere Delillo, autore di cui vedo sempre tessere le lodi ma che purtroppo non conoscevo ancora. Confesso che è stato un romanzo difficile perché, nonostante lo stile non sia per niente complicato, si avverte una profondità e una pesantezza (non in senso negativo) che portano spesso a pensare che qualcosa nel sottotesto ci stia sfuggendo. E a me sicuramente qualcosa è sfuggito, anche perché mi son messa a leggerlo in un periodo movimentato e coi muratori che lavoravano nel palazzo accanto regalandomi mal di testa continui e scarsa concentrazione. Detto questo, però, mi è piaciuto molto (anche se, come avrete capito, avrebbe potuto piacermi ancora di più).
In questo romanzo, pubblicato nel 2016 da Einaudi con una traduzione di Federica Aceto, si affronta il tema della fine non definitiva della vita. Jeff Lockhart, figlio di un milionario, ci racconta che suo padre Ross vuole seguire la seconda moglie Artis, malata terminale, in un processo di ibernazione (a zero gradi Kelvin, da qui il titolo) attuato in una clinica segreta: i corpi verranno congelati in attesa che in futuro ci siano nuove cure, nuove possibilità, ed essi possano finalmente tornare a vivere meglio di prima. Da qui nascono confronti tra padre e figlio sul significato della vita e della morte e sull’effettiva validità della scienza come soluzione ai mali (e quella di Jeff dovrebbe essere quella di Delillo). Ad ogni modo, grazie anche alla descrizione della clinica, si avverte un’atmosfera cupa e fredda che di sicuro lascia il segno.
Qui, come per Pamuk, è la mia unica lettura di questo autore, che mi toccherà approfondire perché è chiaro che una sola esperienza non permette di farsi un’idea chiara.
DETTAGLI: Zero K, Don Delillo, trad. Federica Aceto, Romanzo, Letteratura americana, 244 pp., Einaudi, 2016, 12 €


Gatti molto speciali è il Nobel scelto sempre dal gruppo LeggoNobel dopo Pamuk. A fine febbraio ci siamo dedicati a Doris Lessing, autrice britannica scomparsa qualche anno fa, nel 2013. Abbiamo scelto una lettura abbastanza soft, tralasciando quelle più conosciute che rientrano nella sua produzione. Personalmente non mi aspettavo un libro su gattini pucciosi e teneri, ma non pensavo di trovarmi tra le mani un libro così interessante su queste creature che amo moltissimo e che anche la Lessing amava, anche se in un modo che all’inizio potrebbe sembrare un po’ freddo. La scrittrice Nobel nel 2007 parla del rapporto con questi piccoli felini nelle varie epoche della sua vita, a Teheran da piccola, in Sudafrica poi, e infine a Londra da adulta. Quando era bambina faceva una distinzione tra i gatti che stavano in casa e quelli che selvatici che vivevano fuori e che cercavano di inselvatichire quelli domestici, parla dei genitori che dovevano sopprimere gran parte delle cucciolate perché figuriamoci se in quei territori e a quell’epoca si parlava di sterilizzazione. Nella parte londinese, invece, cambia del tutto tono e si passa a qualcosa che sembra molto introspettivo: ha un rapporto quasi da pari coi suoi gatti, gli uni tentano di leggere nell’animo dell’altra e viceversa. Parla ovviamente di quelli con cui ha instaurato rapporti più profondi e ne analizza il carattere, i diversi tipi di intelligenza e le peculiarità. Davvero una bellissima scoperta.
DETTAGLI: Gatti molto speciali, Doris Lessing, trad. Maria Antonietta Saracino, Autobiografico, Letteratura inglese, 160 pp., Feltrinelli, 2017, 19 €


Fedeltà è l’ultimo romanzo di Marco Missiroli, un libro che faceva già discutere ancor prima che uscisse, non chiedetemi perché. Avendone lette di cotte e di crude (anche abbastanza crude, devo dire, e con toni anche molto accesi), ho deciso di leggermelo e di farmi un’idea. L’autore milanese, pubblicato da Einaudi, come si evince facilmente dal titolo affronta il tema della fedeltà, ma non solo quella coniugale, o almeno della relazione amorosa, ma anche quella verso se stessi, il non rinunciare ai propri sogni, alle proprie aspirazioni o alla propria indole per gli altri. Così ci sono Carlo e Margherita, sposati da un po’ di anni, che vivono quasi costretti in una relazione che non metterebbero mai in discussione, ma che nei fatti sembra star stretta a entrambi: lui, ossessionato per anni da una studentessa di un suo corso, lei invaghita del suo fisioterapista. Cedere a una tentazione permette davvero di eliminarla? E togliersi un pensiero può realmente riportare la serenità nella propria vita? Non lo so, e leggendo questo romanzo non sono nemmeno riuscita a farmene un’idea più chiara, perché anche se l’idea di base mi sembra molto interessante immagino che potesse essere sviluppata in modo diverso, magari più incisivo e doloroso. Mentre mi sembra tutto molto leggero, infatti a me come lettrice lascia pochissimo. Peccato!
DETTAGLI: Fedeltà, Marco Missiroli, Romanzo, Letteratura italiana, 232 pp., Einaudi, 2019, 19 €