Gotico siciliano. Storie di streghe, demoni e fantasmi | A cura di Giuseppe Maresca e Luca Raimondi

Nel 2020 – chi mi segue da più tempo magari si ricorderà – era uscita una raccolta di racconti molto interessante, l’esperimento dell’editore siciliano Algra che aveva creato una piccola antologia di storie del terrore a cura di Luca Raimondi e Giuseppe Maresca, L’isola delle tenebre. Storie siciliane dell’orrore. Dato che questo esperimento è riuscito, come ci spiegano gli stessi curatori nell’introduzione, «ci è quindi sembrato in qualche modo doveroso non permettere a quel fuoco di spegnersi», e lo scorso tre giugno è stata pubblicata una seconda raccolta, sempre dello stesso genere, intitolata Gotico siciliano. Storie di streghe, demoni e fantasmi, che ho avuto il piacere di leggere in questi ultimi tempi. Come era già successo per il libro precedente, il racconto o il romanzo dell’orrore non è esattamente il mio genere, però devo dire che mi incuriosisce molto. A incuriosirmi non sono tanto quelle vicende di sangue o quelle in cui appare chiaramente il sovrannaturale, bensì quelle in cui, in una cornice quotidiana quasi del tutto verosimile, c’è qualcosa che non quadra, qualcosa che lascia immaginare il sovrannaturale ma che non ce lo svela in modo chiaro (quello che in molti casi possiamo anche definire realismo magico).

In Gotico siciliano, che inaugura la collana “Demoni meridiani” che si prefigge di promuovere nuove proposte della narrativa horror e fantastica, troviamo diciassette racconti scritti da diciotto autori dell’isola accompagnati dalle illustrazioni di Giulio Pappalardo (una per ogni storia). La copertina, invece, è stata disegnata da Federico D’Amore, che è autore anche di uno dei racconti dell’antologia. Troviamo un uomo bizzarro che aggiusta bambole nella sua bottega mentre in città accadono strani eventi, cimiteri in cui si incontrano fanno strani incontri, ragazzine che scompaiono nel nulla, catacombe che nascondono delle profezie. Uno di quelli che mi hanno colpito di più è ambientato in una villa che esiste davvero a Palermo, anzi a Mondello, luogo che frequento sempre: la casa dei fantasmi. È una casa che realmente da moltissimi anni non si riesce ad affittare perché si dice che ci siano delle presenze, che sia infestata. Ovviamente non ci si crede, ma c’è chi ha detto di essere stato aggredito chissà da chi o da cosa, di aver sentito rumori sinistri. Si dice anche che alcuni operai che una volta ci stavano lavorando siano stati spinti giù dalle scale da qualcosa. (Se la cosa vi incuriosisce, in rete trovate vari siti che riportano aneddoti e varie spiegazioni, mentre il racconto a cui mi riferisco è quello di Piergiorgio Di Cara)

Gli autori della raccolta sono Stefano Amato, Corrado Artale, Roberto Azzara, Federico D’Amore, Piergiorgio Di Cara, Eleonora Lombardo, Vincenzo Maimone, Giovanni Marchese, Giuseppe Maresca, Luciano Modica, Giuseppina Norcia, Angelo Orlando Meloni, Anita Pulvirenti, Luca Raimondi, Giandomenico Ruta, Elvira Siringo, Jim Tatano e Salvo Zappulla. I racconti sono tutti molto, molto belli e se siete appassionati del genere non potete perderveli. Se invece non lo siete ma vi piace provare qualcosa di diverso, date un’occhiata alla raccolta perché merita!

Buona lettura!

Titolo: Gotico siciliano. Storie di streghe, demoni e fantasmi
Autore: A.A. V.V. a cura di Giuseppe Maresca e Luca Raimondi
Genere: Racconti
Data di pubblicazione: 3 giugno 2022
Pagine: 232
Prezzo: 15 €
Editore: Algra Editore

Il nome scomparso | Fiorella Malchiodi Albedi

E sai qual è la cosa più buffa?
Continuavo a guardare lo sfondo,
chiedendomi se celasse chissà quale mistero,

e il mistero era invece lì, sotto i miei occhi,
senza che io riuscissi a vederlo.

~

Ho conosciuto la scrittura di Fiorella Malchiodi Albedi qualche anno fa, quando qualche anno fa ho letto una sua raccolta di racconti che mi ha conquistato. Lo scorso dicembre è uscito, invece, un suo breve romanzo, Il nome scomparso, pubblicato da Bookabook, una realtà editoriale che personalmente non conoscevo: loro ricevono un libro, gli editor lo valutano, se il giudizio è positivo ne viene pubblicata un’anteprima e poi la palla passa ai lettori che, se lo trovano bello, possono sostenerne economicamente la pubblicazione preordinandolo. Poi, ovviamente, il libro viene curato sia come contenuto che come progetto grafico, e distribuito online e nel circuito delle librerie.
Detto questo, Il nome scomparso è capitato a fagiolo nella mia vita proprio pochi giorni dopo che un amico (a cui avevo proprio fatto leggere uno dei racconti della Albedi) mi ha fatto conoscere il racconto Inviti Superflui di Buzzati, un pezzo magnifico di questo scrittore immenso che si rivolge a una donna che ha amato, invitandola quasi a fare delle cose e tornare in luoghi conosciuti, con la consapevolezza, però, che lei non li apprezzerà perché l’amore è finito e si sono separati. Nella versione reale di questo racconto non si fa il nome della donna a cui parla Buzzati.

Nel romanzo di Fiorella Malchiodi Albedi, invece, Alberto si reca a una mostra di fotografi dilettanti che all’inizio lo annoia un po’ ma in cui alla fine rimane colpito da due fotografie in particolare, a cui a sua volta fa degli scatti. In una sono ritratte delle mani di una persona anziana su un libro aperto. A casa ingrandisce questo scatto e si rende conto che sulle pagine è stampato un brano proprio da Inviti superflui, in cui si fa cenno a una certa Diana. Ne parla con due colleghe, Ada (che da tempo è innamorata di lui) e Michela, insieme alle quali confronta la foto con la versione originale del racconto e capisce che i due pezzi non coincidono. Come mai? Perché nella prima versione c’era un nome che poi è stato cancellato, consegnando alle stampe un racconto dedicato a una donna sconosciuta? Inizia qui una piccola indagine che li coinvolgerà avvicinandoli parecchio.

Con questa storia poi si intrecciano le vicende personali dei protagonisti: Alberto ha divorziato da Elena ma non si è ancora arreso a questa separazione, tanto che invia all’ex moglie una serie di email in cui le racconta cosa gli succede nella vita, compreso l’affaire del nome scomparso; Ada è innamorata da tempo di Alberto ma non si è mai fatta avanti, ha delle questioni irrisolte con una sorella che non c’è più e cerca di barcamenarsi fra una cosa e l’altra nelle sue giornate; Michela, invece, è apparentemente la classica donna forte che però ha una serie di fragilità che non saltano subito all’occhio e che, anzi, sono ben nascoste. Avvicinandosi, i tre avranno modo di conoscersi meglio e, in un certo senso, anche di imparare l’uno dall’altro, ammorbidendosi e smussando gli angoli del proprio carattere.

In questo romanzo ci ho visto qualcosa di molto intimo, soprattutto per quel che riguarda Michela e Ada, la loro introspezione e il loro modo di conoscersi, parallelo allo svelamento del mistero di Diana. È come se da una prospettiva più generale – all’inizio – si giungesse al cuore delle cose e delle persone – alla fine. Tra l’altro mi ha anche offerto uno spunto per rileggere Inviti superflui che, qualora non l’aveste mai fatto, dovete assolutamente recuperare (lo trovate QUI o vi basta cercarlo su YouTube se preferite una versione letta).

Buona lettura!

Titolo: Il nome scomparso
Autore: Fiorella Malchiodi Albedi
Genere: Romanzo
Data di pubblicazione: 16 dicembre 2021
Pagine: 131
Prezzo: 12 €
Editore: Bookabook


Fiorella Malchiodi Albedi – è laureata in Medicina e specialista in Anatomia patologica. Ha sempre scritto, ma fino a poco tempo fa solo articoli di argomento scientifico su riviste in lingua inglese. Da alcuni anni ha scoperto l’amore per la scrittura di fantasia e alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su riviste online. La sua prima raccolta, Caldo cosmico e altri racconti, è uscita nel 2018 per Eretica edizioni. Il racconto Caldo cosmico è stato tra i finalisti del premio Zeno 2019. Le donne di P. ha vinto il TOMO contest 2021 per racconti di fantascienza. Il nome scomparso è il suo primo romanzo.

Morsi | Marco Peano

Chiunque avesse assistito a quello che
tutti avrebbero in seguito rubricato come “l’incidente”,
di certo
avrebbe formulato un concetto di violenza
molto, molto particolare.

~

Siamo nel 1996 in un paesino nelle valli di Lanzo, le vacanze di Natale sono alle porte ma la scuola viene chiusa in anticipo, all’improvviso, per un evento non ben definito, qualcosa che tutti chiamano “l’incidente”. Sonia Ala, poco più che bambina, sa che la professoressa di italiano, la Cardone, si è chiusa in aula con gli alunni e ha fatto qualcosa di terribile, ma non capisce bene cosa; lo scopre chiedendolo a un suo ex compagno che ha ritrovato dopo anni, Teo Savant, che le spiega tutto. Da lì però succede qualcosa di molto strano, altre persone iniziano a fare ciò che ha fatto la Cardone, come se fossero tutte vittime di un’epidemia che le porta ad agire in modo mostruoso e se Sonia in un primo tempo si sente protetta a vivere con nonna Ada, la guaritrice del paese (una masca, una figura dai contorni quasi magici), finisce per dubitare di questa sicurezza, scambiandola addirittura per pericolo. Toccherà a Sonia e Teo, sulle valli coperte di neve, resistere a questo “morbo” che sembra fagocitare sempre più gente, e anche gli animali.

Marco Peano, nel suo Morsi, uscito in libreria per Bompiani il 19 gennaio, racconta una storia che può avere molteplici chiavi di lettura, indipendentemente dal periodo storico che stiamo vivendo, con la pandemia. I protagonisti sono due ragazzini che stanno cessando di essere bambini (con tutte le difficoltà che implica l’essere piccoli) e si trovano a dover comprendere una realtà che evidentemente nasconde molti segreti e che nessuno ha ancora spiegato loro: ci sono le prime pulsioni, i primi baffetti, dei sentimenti strani non ancora decifrati. Ma c’è anche il mondo di quegli adulti che fino a quel punto li hanno sempre protetti e che invece ora sembrano così lontani da loro, che addirittura sembrano la minaccia. La loro realtà sembra sgretolarsi giorno dopo giorno, ora dopo ora, pagina dopo pagina, e sono costretti a reagire in qualche modo. Come? Con gli strumenti che hanno già: una macchina fotografica di Topolino, delle merendine, uno zainetto. Anche se non sono pronti a capire cosa sia una perdita, a elaborare un lutto, ad affrontare un problema in maniera razionale. E forse, per certi versi, ad aiutarli sarà proprio la fantasia di due che sono ancora in parte bambini e riescono a immaginare mostri e creature tremende.

Ma non chiamiamolo horror. Ci troviamo di fronte a una storia con una trama molto precisa ma che può dire tantissime cose, e lo fa con un linguaggio forte, con descrizioni crude, con scene narrate in maniera incisiva, che ti restano in mente anche dopo che hai finito e chiuso il libro. Questo a conferma del fatto che per dire mille cose non bisogna per forza sacrificare la trama, l’intreccio, e che, anzi, si può creare un’opera che racchiuda tutto questo.
E nel frattempo noi lettori siamo coinvolti nell’avventura di questi due ragazzini, abbiamo paura insieme a loro, soffriamo insieme a loro, e insieme a loro perdiamo qualsiasi punto di riferimento, non sappiamo di chi fidarci né dove andare. Non sappiamo cosa porterà il confronto fra generazioni diverse, se sarà uno scontro o un incontro, o magari entrambe le cose.

Adesso però, ancora per poco, sono due ragazzini. Perlomeno nell’aspetto. Insieme hanno vissuto la più crudele delle esperienze. Il verbo del cambiamento, spietato e necessario, è sceso su di loro come una benedizione: crescere.
Inizia il vero orrore.

Che romanzo è Morsi in definitiva? Un romanzo di formazione? Sì. Ha qualcosa del gotico? In parte, sì. È un romanzo di paura? Pure. Ma – mettendo da parte il fatto che non è necessario doverlo incasellare in una qualche categoria – possiamo dire che tutte queste “etichette” si fondono in quella che risulta essere la morale, se ce ne dovesse essere una, della storia creata da Peano: la paura molto spesso aiuta e insegna a crescere, è il motore dell’esperienza, di tutto ciò che con gli anni impariamo. E sarà così anche per Sonia e Teo.

Buona lettura!

Titolo: Morsi
Autore: Marco Peano
Genere: Romanzo
Data di pubblicazione: 19 gennaio 2022
Pagine: 192
Prezzo: 17 €
Editore: Bompiani


Marco Peano – è nato a Torino nel 1979, ed è editor di narrativa italiana per la casa editrice Einaudi. Ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo, L’invenzione della madre (minimum fax), un successo di critica e di pubblico, Premio Volponi opera prima e Premio Libro dell’anno di Fahrenheit.

Briciole | Seni e uova | Senti chi parla | La combattente

Cari lettori, per molti sono finite le vacanze. Spero che le vostre siano andate bene, o almeno che le abbiate passate serenamente, anche se con questo clima generale è difficile, e spero anche che il rientro al lavoro non sia stato troppo duro. Vi sarete accorti che quest’estate, escluso l’ultimo post della settimana scorsa, qui ho scritto poco, ma ho preferito alleggerire un po’ la mente e parlare in modo più rapido delle letture estive su Instagram, dove qualcuno di voi mi segue (se non lo fate ancora e vi fa piacere, mi trovate come @valeh89). Per questo motivo, torno qui con la rubrichetta Briciole, cercando di raccogliere alcuni di questi miei ultimi commenti per parlare a chi mi segue solo qui di qualcuno dei libri che ho letto negli ultimi mesi.
Spero che i consigli possano risultarvi graditi e, se vi va, raccontatemi come sono andate le vostre vacanze, se le dovete ancora fare, e cosa avete letto di bello.
Buona lettura!

«Ora, estate 2008, ho trent’anni e non sono quasi per niente la donna che sognavo di essere quando ne avevo venti e mi sforzavo di immaginare il mio futuro.»

Seni e uova è un romanzo di Mieko Kawakami pubblicato da Edizioni e/o ad agosto dello scorso anno nella traduzione di Gianluca Coci. Non è esattamente una delle ultime novità, quindi, ma credo sia un libro a cui dedicarsi con calma. È la storia di tre donne: Natsuko, scrittrice alle prese con le difficoltà del mestiere, la sorella Makiko e la figlia di quest’ultima, Midoriko. La vicenda si svolge in due periodi diversi: nella prima parte Makiko va a Tokyo perché vuole mettersi delle protesi al seno, con Midoriko ancora piccola che non capisce l’esigenza della madre, né il fatto che il suo stesso corpo cresca, e decide di non parlare più.
Dieci anni dopo, invece, è Natsuko che torna nella sua Osaka, e ormai quasi allo scadere dell’età giusta vuole intraprendere un percorso per diventare madre da sola.
Si tratta del viaggio intimo di tre donne, prese nei loro turbamenti e in tre dei periodi “critici” della vita femminile: l’adolescenza, quando il tuo corpo cambia e non riesci a reggere il peso di un tale sconvolgimento; quando passi l’età in cui quasi tutte diventano madri e ti rendi conto che per te è quasi troppo tardi, quindi ti chiedi se sia davvero ciò che vuoi e scegli di imbarcarti nell’impresa o di non farlo; e quando, dopo la maternità, devi convivere con un corpo diverso, che non è più quello di una volta, un corpo che pensi di voler “aggiustare”.
Una storia in cui emerge forte e chiaro il sentire femminile, praticamente in tutte le sue sfaccettature. Qualcosa che colpisce dritto al cuore, che il lettore sia una donna o meno.
DETTAGLI: Seni e uova, Mieko Kawakami, trad. Gianluca Coci, Romanzo, Letteratura giapponese, 624 pp., edizioni e/o, 26 agosto 2020, 19,50 €


«Perché gli svassi si scambiano alghe e piante acquatiche danzando? Perché gli Anatidi hanno tutti danze simili? Perché gli uccelli cantano? È puro istinto o devono imparare a cantare? Cosa si dicono? È cercando di rispondere a questi dubbi, una decina d’anni fa, che ho iniziato a studiare e a scoprire di più sulla comunicazione animale tutta.»

Data la mia grande passione per la saggistica sulla natura e sugli animali, ho voluto leggere Senti chi parla di Francesca Buoninconti, uscito lo scorso 28 aprile per Codice Edizioni. Si tratta di un libro molto interessante che, come suggerisce il titolo stesso, tratta il tema della comunicazione nel regno animale. Cosa si dicono gli animali? La loro comunicazione è solo intraspecifica (cioè, avviene all’interno della singola specie) o può essere anche interspecifica (fra specie biologiche diverse)? Ma, soprattutto, come avviene? A questo proposito l’autrice divide il volume in tre parti, ognuna delle quali descrive i comportamenti di determinati animali in base all’uso di tre dei cinque sensi: la vista (quindi tutte quelle azioni compiute per segnalare visivamente qualcosa a simili e non), l’udito (suoni, versi, ruggiti, canti) e l’olfatto (“odori bestiali”, “fragranze letali”).
Buoninconti è una naturalista e giornalista scientifica, per Codice ha già pubblicato “Senza confini” che tratta di storie degli animali migratori. Scrive di scienza, natura e clima per varie testate ed è al microfono di Radio3 Scienza.
Se anche voi siete curiosi di scoprire in maniera divertente, fresca e per nulla noiosa che cosa succede fra gli animali quando si trovano a dover comunicare qualcosa (anche in maniera ingannevole, perché sì, molti animali sanno mentire!), allora questo è il testo giusto.
DETTAGLI: Senti chi parla, Francesca Buoninconti, Saggistica, Letteratura italiana, 372 pp., Codice, 28 aprile 2021, 24 €


«Perché una morte arriva a innescare un vortice inarrestabile di sofferenze?»

Angelita è una scrittrice ed ex giornalista. Ha da poco perso per una grave malattia Fabrizio, compagno di vita da trent’anni e sta iniziando a fare i conti con la solitudine, con la “vedovanza”. Abita da sola nella vecchia casa di famiglia, ed è proprio lì che un giorno, per caso, dietro un mattone leggermente spostato di un muro, trova qualcosa che apparteneva a Fabrizio e che racconta di un passato dell’uomo di cui Angelita non ha mai saputo nulla. Fra mille dubbi e paure, le incertezze sull’uomo che ha avuto accanto e ha amato per moltissimi anni la spingono a indagare, a fare un viaggio a ritroso negli anni Settanta (il periodo relativo agli oggetti ritrovati) per scoprire chi fosse veramente Fabrizio e cosa gli fosse capitato.
Questa è a grandi linee la storia che Stefania Nardini racconta nel suo romanzo La combattente, uscito il 9 giugno per Edizioni e/o. Ma non è solo la vicenda di una donna sola, di una che ha perso il suo sostegno e deve ricostruire la sua esistenza ormai solitaria; è anche la ricostruzione dei fatti che interessano la storia di un periodo storico come quello degli anni Settanta, fatto di fughe, ideali, nascondigli, compromessi e decisioni dolorose per cui sacrificare anche gli affetti più grandi.
Angelita, narrando in prima persona le sue vicende, ci fa entrare nel suo cuore, ci descrive ciò che prova e condivide con noi tutto il suo smarrimento, la paura, i problemi di denaro.
Quello di Nardini è un romanzo molto interessante e gradevole, ma soprattutto è un approfondimento interessante su un momento storico davvero complicato.
DETTAGLI: La combattente, Stefania Nardini, Romanzo, Letteratura italiana, 156 pp., edizioni e/o, 29 giugno 2021, 15 €