She told me she’d never adjusted to the light,
she’d just never developed a tolerance for the world,
her inoculation hadn’t taken.
I miei piccoli dispiaceri l’anno scorso ha fatto il botto, erano tutti impazziti per questo libro, motivo per cui ne ho rimandato la lettura fino a quando, per vari motivi, non mi si è presentata l’occasione di leggerlo in lingua originale col titolo All my puny sorrows. Forse avevo aspettative troppo alte e mi dispiace molto dirvi che, nonostante il tema estremamente drammatico che viene trattato, il libro non mi ha provocato nessuna reazione a parte la noia.
Le due protagoniste, Yoli ed Elf, sono due sorelle molto diverse tra loro: la prima è più piccola di sei anni rispetto all’altra, scrive, è confusionaria, ha figli da uomini diversi; la seconda inveceè la più bella, la più brillante, è una musicista molto apprezzata, una ragazza che può essere definita perfetta, il cui unico problema è che vuole suicidarsi e ci prova in diversi modi senza riuscirci. Per questo motivo Yoli, la madre, il marito di Elf e tutti gli altri cercano di collaborare per convincerla a restare in questo mondo, a farle capire che hanno bisogno di lei.
Just stop saying “love” over and over, okay? Just don’t do it. But Yoli, you don’t understand. Which wasn’t true, entirely. I understand that if you say a certain word over and over and it begins to make you feel bad then you should goddamn stop saying that word. Why do we keep having there exasperating conversations?
Se ci sono diversi stralci di notevole bellezza che ho sottolineato e penso conserverò nella memoria, il resto del libro appare abbastanza “statico”, fermo. Secondo me si perde troppo tempo nella descrizione delle storie altrui e si gira eccessivamente intorno all’argomento senza arrivare ad approfondirlo, tranne che, com’è ovvio che sia, alla fine. Questo per dire che di queste 368 pagine, a mio avviso, molte potevano essere risparmiate.
E anche il linguaggio usato non mi ha conquistata: uno stile colloquiale, forse troppo, il polisindeto regna sovrano e il risultato è che le frasi sono troppo lunghe e dispersive, con poca punteggiatura, si perde il segno facilmente e ci si stanca. Infatti ho avuto bisogno di qualche giorno di pausa, ho dovuto staccare più volte tra un capitolo e l’altro. In realtà sarei curiosa di leggere la versione italiana che ha fatto impazzire tutti i miei amici che lo hanno letto, magari la traduttrice lo ha reso meno faticoso e più coinvolgente con qualche piccolo stratagemma, però, in fin dei conti, un buon traduttore non dovrebbe stravolgere né la storia né lo stile, quindi suppongo che I miei piccoli dispiaceri sia rimasto fedelissimo a All my puny sorrows.
Nothing happens in my life.
Nothing has to happen, she said, for it to be life.
Mi dispiace immensamente bocciare questo libro che tutti hanno amato e lodato, ma è risaputo che ognuno di noi legge un libro diverso per diversi fattori: le aspettative, il nostro carattere, il momento in cui lo si affronta, ecc..
Leggo, tra l’altro, che il libro nasce dalle vicende personali dell’autrice che ha perso il padre e la sorella, entrambi suicidatisi, a distanza di dodici anni l’una dall’altro. Immagino debba essere stato molto duro per lei scrivere due romanzi ispirati a momenti così dolorosi della propria vita e l’impressione che il libro ha dato a me non deve essere particolarmente lusinghiera. Però credo sia normale che un libro possa non piacere, o meglio, non essere nelle corde di qualche lettore.
Detto questo, provate comunque, magari vi commuove e per voi sarà il libro più bello del mondo.
Buona lettura!
Titolo: I miei piccoli dispiaceri
Autore: Miriam Toews
Traduzione: Maurizia Balmelli
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2014 (questa edizione 2015)
Pagine: 368
Prezzo: 18 €
Editore: Marcos y Marcos