Credevo di essere coraggiosa: non lo sono.
Sono solo un animale ferito che ha paura.
Mi sono dedicata alla lettura dell’ultimo libro di Daria Bignardi, Storia della mia ansia, dopo aver visto in TV un’intervista all’autrice ed essere rimasta incuriosita, non tanto dalla trama, tanto dal modo in cui pensavo avrebbe parlato di questo disturbo che oggigiorno sembra affliggere sempre più persone. Me lo sono procurato subito e, dato che è breve, l’ho inserito come lettura cuscinetto tra libri più voluminosi e impegnativi, un po’ come distrazione. E in effetti è stato molto leggero, più leggero di quanto pensassi, se devo essere onesta, perché pensavo ci sarebbe stato più trasporto emotivo, sia da parte mia – come lettrice – che da parte della protagonista, nonché della voce narrante, nonché dell’autrice. E invece niente.
La storia è quella di Lea Vincre, una scrittrice conosciuta che soffre d’ansia (disturbo ereditato dalla madre) ed è sposata in seconde nozze con Shlomo, un uomo israeliano anaffettivo. Hanno entrambi un figlio dai precedenti matrimoni e un altro figlio più piccolo insieme. Una persona che ha a che fare con l’ansia tende a ingigantire gli eventi, a interpretare ogni comportamento delle altre persone e ad aver bisogno di sostegno più di altri; il fatto che Lea si trovi accanto un marito che sembra capire i suoi problemi, ma senza saperli gestire, aumenta il suo malessere interiore dando vita a un circolo vizioso. Se questo non fosse abbastanza, un giorno Lea scopre di avere un cancro al seno e deve affrontare vari cicli di chemioterapia (a cui si collegano la caduta dei capelli, i valori che sballano e tanti altri effetti collaterali) senza sentire dal marito il supporto che vorrebbe. Nella malattia, durante le sedute di chemio, conosce Luca, un trentaduenne con cui sentirà di condividere qualcosa.
Chi ti ama veramente non ti amerà di più se ti ammali o ti succede qualcosa. Ti amerà come prima, come sa amare, e forse è giusto così.
Ho letto qua e là che la Bignardi, di cui non ho letto altro, qualche anno fa ha avuto un cancro al seno come la protagonista di questo romanzo, quindi si può considerare in parte autobiografico. Si capisce che l’autrice conosce ciò di cui parla e lo ha vissuto in prima persona ma, come ho già detto, pensavo che mi avrebbe presa di più. L’ansia citata nel titolo (di cui non si racconta la storia) sembra che in vari momenti venga messa da parte per parlare del cancro che, è ovvio, è un problema più grande che va a sovrapporsi all’altro ma quasi oscurandolo. Per quanto riguarda il rapporto di Lea coi personaggi maschili, invece, non saprei, c’è qualcosa che stona e me ne sono accorta quando Luca le dice che sembra una bambina: è proprio questo, dovrebbe essere una cinquantenne ma si comporta come una bambina che chiede attenzioni ma quando le ottiene (più da Luca) si spaventa e fugge, una che ha continuamente bisogno che le si confermi quanto affetto gli altri provino per lei. Che è il carattere del personaggio, ma.
No, non mi ha proprio convinta. In un romanzo in cui si affrontano temi così seri e – per di più – tutti insieme, mi sarei aspettata più coinvolgimento emotivo, invece manca quel qualcosa che fa di una storia una “storia sofferta”. Ma è stato un’esperienza, no?
Titolo: Storia della mia ansia
Autore: Daria Bignardi
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2018
Pagine: 192
Prezzo: 19 €
Editore: Mondadori