La casa sul lago | David James Poissant

A volte devi lasciare quello che ami
per amare quello che hai.

 

Quattro anni fa NN editore ci aveva proposto Il paradiso degli animali, una raccolta di racconti di David James Poissant che ha avuto un bel successo. Io all’epoca ebbi il piacere di incontrarlo in libreria e la possibilità di fargli una piccola intervista (grazie mille per la disponibilità a Eugenia Dubini) in cui mi disse che stava scrivendo un romanzo collegato proprio a un paio di quei racconti appena pubblicati in Italia, una storia che avrebbe avuto come protagonisti proprio quei Richard e Lisa Starling che avevano perso un figlio piccolo, solo che sarebbe stata ambientata trent’anni dopo. E in effetti La casa sul lago comincia proprio quando i due Starling organizzano un fine settimana a Lake Christopher, nella la casa sul lago in North Carolina che hanno da tanto tempo ma che per una questione di denaro vogliono vendere per passare la vita dopo la pensione in Florida. Sono presenti i figli Michael, con la moglie Diane, e Thad, con il compagno Jake. La vendita della casa rende tutti un po’ malinconici per il valore affettivo della proprietà, perché lì ci sono tanti ricordi d’infanzia dei due ragazzi che oggi sono diventati un commesso in un negozio di scarpe e un poeta.

La divisione in capitoli del romanzo è scandita dai giorni del fine settimana, ed è proprio il venerdì che mentre sono tutti in allegria sul lago assistono a un incidente: un bambino annega davanti ai loro occhi, e anzi Michael tenta invano di salvarlo e riporta una ferita (non grave) alla testa. L’evento sconvolge le vite di tutti, ma non è solo questo a provocare tutto ciò che accadrà in quei pochi giorni. Come il bambino viene risucchiato nelle profondità del lago, ognuno dei personaggi della storia scende nell’abisso della propria anima e si trova costretto a fare i conti con fragilità, debolezze, motivi di infelicità e soprattutto segreti che si porta dentro da moltissimo tempo. 

Tutti i membri, anche quelli acquisiti, di questa famiglia sono individui molto complessi con personalità diverse e un vissuto particolare e si trovano a un punto della propria vita in cui forse occorre uno scossone; l’evento a cui, contro la propria volontà, si trovano ad assistere sembra rappresentare proprio il tipo di terremoto emotivo di cui avevano bisogno, e infatti vediamo che le loro certezze iniziano a vacillare. Ci sono dipendenze, volontà di non avere figli, segreti che per un motivo o per un altro non si è mai riusciti a rivelare: tutto si mescola, si confonde fino a creare per forza un mix esplosivo che si riversa sugli Starling. Mi viene da pensare che la morte (tutti sono sicuri che sia morto, dato che non riaffiora) del bambino porti tutti a riflettere – anche se non ce lo dicono esplicitamente – su quanto la vita possa essere breve e su quanto poco tempo abbiamo per appianare diverbi e risolvere conflitti.

«Tu sei fatto così» dice Jake «ma che dire di come sono fatto io?».
«Non ti sto chiedendo di cambiare. Sto solo dicendo che io non voglio più sforzarmi di cambiare per te».
«Ma se voglio stare con te, devo cambiare» dice Jake.
«Se vuoi stare con me devi scegliere».

Sono tantissimi i temi che Poissant, con delicatezza ma senza risparmiarsi, tocca, non solo quelli della famiglia, della vita e della morte, ma anche il perdono o il compromesso. L’autore sposta il focus su tutti i personaggi e scava approfonditamente in ognuno di loro affinché abbiamo (ma anche loro abbiano) una visione chiara di ciò che di irrisolto hanno nel loro animo. Se per gran parte della storia prevale il buio della confusione, io poi ci ho visto tanta luce, come se la chiave di tutto fosse proprio l’amore, l’unica cosa in grado di dare un senso alla vita e da cui ripartire, sebbene senza mai dimenticare ciò che è accaduto prima. 
Probabilmente questo di Poissant era il romanzo che ci serviva leggere in questo periodo, per guardarsi dentro, per vedere la luce della speranza che purtroppo non è mai scontata, e per capire che quando c’è una reale voglia di superare gli ostacoli si trova anche la forza di farlo. 

Buona lettura!

Titolo: La casa sul lago
Autore: David James Poissant
Traduttore: Gioia Guerzoni
Genere: Romanzo
Data di pubblicazione: 10 settembre 2020
Pagine: 350
Prezzo: 18 €
Editore: NN editore


David James Poissant – I suoi racconti sono apparsi in diverse riviste e nella antologia Best New American Voices, e hanno vinto numerosi premi, tra cui l’Alice White Reeves della National Society of Arts & Letters. Con Il paradiso degli animali ha vinto il Florida Book Award 2014, ed è stato finalista al Los Angeles Times Book Prize e al PEN/Robert W. Bingham Prize.
Docente del master in Fine Arts all’University of South Florida, nel 2015 viene nominato vincitore al New Writers Award for fiction, come in passato autori del calibro di Alice Munro e Richard Ford.

La strada di casa | Kent Haruf

Alla fine Jack Burdette tornò a Holt.
Nessuno di noi se l’aspettava più.
Erano otto anni che se n’era andato
e per tutto quel tempo nessuno aveva saputo più niente di lui.

 

Lo scorso giugno è uscito La strada di casa, un romanzo di Kent Haruf che NN editore ci ha proposto nella traduzione di Fabio Cremonesi. In realtà in originale è il secondo romanzo che l’autore ha pubblicato, precisamente nel 1999, e anch’esso è ambientato a Holt, la cittadina fittizia del Colorado dove si svolgono le altre storie che NN ha pubblicato in questi anni (anzi, fin dal suo esordio come casa editrice). Io sono riuscita a leggerlo solo di recente, questa estate è stata abbastanza strana e piena di cose, ma è un romanzo di cui vale davvero la pena di parlare. 
Il racconto è fatto in prima persona da Pat Arbuckle, il direttore dell’Holt Mercury, il giornale di Holt, e amico di vecchia data di Jack Burdette, che è l’oggetto del racconto. Jack è appena riapparso in città dopo otto anni su una Cadillac rossa con la targa della California. Era sparito improvvisamente, dopo aver lasciato debiti in alcuni negozi del luogo e aver commesso un reato, lasciandosi alle spalle anche la moglie Jessie da sola con i bambini piccoli, oltre che una città inferocita. Ora che è tornato, però, Holt vuole giustizia anche se tecnicamente il fatto commesso sarebbe passato in prescrizione; ma si tratta di un piccolo centro dove è possibile che valgano altre regole.

Il narratore inizia a raccontare la storia di Jack Burdette da quando erano ragazzini, compagni di scuola, per poi passare all’età adulta, alla storia dell’amico con Wanda Jo, la ragazza che lo amava e che lo ha aspettato per troppi anni, al matrimonio con Jessie e a tutto ciò che lo ha portato a compiere le azioni criminose per cui ha abbandonato Holt. Dopo la sua scomparsa la cittadina ha trovato – in parte – un altro capro espiatorio e l’umore generale si è stabilizzato, ma il ritorno di Burdette scombussola di nuovo tutti gli equilibri che si erano creati. Anche la stessa Jessie, odiata e tenuta lontana a lungo perché colpevole solo di essere la moglie di quell’uomo, è stata finalmente accettata e vive serena.

La strada di casa è l’ultimo romanzo di Haruf che ancora non era stato tradotto per il pubblico italiano, e dentro vi troviamo sempre il racconto sincero di una piccola cittadina con tutti i suoi difetti e le sue fragilità, una comunità che difficilmente accetta l’estraneo, che deve trovare a tutti i costi un colpevole e che è capace di scatenare tutta la propria cattiveria sul singolo che ha commesso un errore o, peggio, chi per lui. Non mi sembra che ci sia ancora il Ken Haruf della Trilogia della Pianura, però se Vincoli (il primo pubblicato in lingua originale) ci descriveva “le origini di Holt”, qui abbiamo un altro ritratto dolceamaro dei suoi abitanti. Ma nonostante il senso di unità della popolazione Haruf sembra non dimenticare mai che la massa è fatta da tanti singoli, e che ognuno di loro ha dentro di sé ferite e fragilità differenti che possono portarlo ad agire in un altro modo, più cattivo o più compassionevole; che alle volte basta che sia uno a spezzare la catena dell’odio perché tutti gli altri lo seguano sulla strada giusta.

Buona lettura!

Titolo: La strada di casa
Autore: Kent Haruf
Traduttore: Fabio Cremonesi
Genere: Romanzo
Data di pubblicazione: 18 giugno 2020
Pagine: 194
Prezzo: 18 €
Editore: NN editore

In breve | Tempo variabile | Jenny Offill

La mia paura numero uno è l’accelerazione dei giorni.
A quanto pare non esiste una cosa del genere,
ma giuro che la sento.

 

Il 12 marzo è uscito il nuovo romanzo di Jenny Offill, Tempo variabile, edito da NN editore e tradotto da Gioia Guerzoni. Ed è uscito nel periodo giusto, dobbiamo riconoscerlo. Infatti, Lizzie, la protagonista è seriamente preoccupata da una grande minaccia che, nel suo caso, è il cambiamento climatico con tutte le sue conseguenze disastrose (la nostra sappiamo bene qual è). Lei è una bibliotecaria, ha un marito, Ben, e un figlio, Eli; deve continuamente dividersi tra loro e il fratello Henry, che a volte sembra tenere insieme i propri pezzi col nastro adesivo. Ex tossicodipendente, è sempre sul punto di ricascarci e di combinare pasticci anche in campo sentimentale. Se questo non bastasse, Sylvia, un’amica esperta di cambiamento climatico, propone a Lizzie, come secondo lavoro, di rispondere alle email che arrivano sul suo podcast da parte di persone ossessionate e terrorizzate dalla catastrofe, persone ansiose le cui paure avranno un impatto anche su di lei.
Tempo variabile è un romanzo dalla struttura particolare che però abbiamo già visto nella produzione della Offill: è un insieme di frammenti, riflessioni, pensieri, stralci che si legano insieme, anche se magari non ce ne rendiamo conto sul momento, dando ancora più forza alla storia. Questo caos lo si ritrova anche nella vita di Lizzie, così impegnata a prendersi cura di tutti (perfino di quelli che inviano le domande al blog) e a tenere le fila dei suoi affetti che spesso perde di vista il centro della propria vita. Il tutto condito da ironia e umorismo che però lasciano l’amaro in bocca.
Buona lettura!

Titolo: Tempo variabile
Autore: Jenny Offill
Traduttore: Gioia Guerzoni
Genere: Romanzo
Data di pubblicazione: 12 marzo 2020
Pagine: 167
Prezzo: 16 €
Editore: NN

Meglio sole che nuvole | Jane Alison

J è una donna ormai matura, con un matrimonio fallito e una sfilza di relazioni andate male alle spalle, che decide di tornare a casa a Miami insieme al suo gatto Buster. Nel residence vicino al mare dove si trasferisce, un posto molto particolare e allo stesso tempo fatiscente (qualcuno manomette di continuo la spa degli uomini, ci sono strani allagamenti in più punti), si porta dietro tutti i suoi pensieri e Ovidio, che la tiene così impegnata nel suo lavoro di traduttrice dal latino tra un bagno nella piscina a clessidra, il pensiero alla madre anziana e una camminata veloce. J è sola, non nel vero senso della parola perché stringe amicizia con alcuni condomini, ha qualche amica che vede o sente ogni tanto e poi si prende cura del suo gatto, così vecchio che ormai deve portare un pannolino; è sola in quanto non accompagnata da un uomo. A lei sembra pesare molto, così dopo la separazione dal marito rifà una rapida carrellata delle sue relazioni passate, ma si rende conto che qualcosa non funziona. È lei che si è chiusa all’amore o sono gli uomini che ha frequentato a non essere abbastanza, ad essere deludenti e a non valerne la pena? Posto che la colpa non sta mai da una parte sola, quando non puoi cambiare lo stato delle cose puoi almeno cambiare il tuo atteggiamento nei confronti del problema.

Ma dare un taglio a cosa di preciso? Questo devo chiedermi.
Non sono stati forse decenni di comico disastro?
Dovrebbe essere una buona cosa dare un taglio a un disastro?

J, che come quasi tutti gli altri personaggi del libro (a parte Buster e Virgil) viene nominata solo con l’iniziale del suo nome, è la protagonista di Meglio sole che nuvole, un romanzo di Jane Alison pubblicato da NN editore nel 2018 con una traduzione di Laura Noulian. Non so se la definizione di “romanzo” sia la più azzeccata, dato che più che altro è una raccolta di pensieri e frammenti di vita della narratrice, pezzetti della sua storia personale che s’incastrano con il lavoro di traduzione di Ovidio, una miscela di riflessioni che prendono spunto dalle storie e dagli stralci del poeta romano – alcuni palesi, altri più nascosti che dobbiamo scovare noi se ne abbiamo gli strumenti. Forse perché J esca dal suo impasse sono necessari la saggezza di Ovidio, i suoi insegnamenti. Forse deve imparare a guardare meglio ciò che ha e a concentrarsi meno su ciò che le manca, ammesso che le manchi davvero.

Miami (Fonte: EF Italia)

Il concetto più importante di questo libro, infatti, sembra essere quello che ci viene in mente lette le prime tre parole del titolo: meglio sole che… male accompagnate (e il titolo non ha nulla a che vedere con l’originale che è Nine Island). J capisce che l’amore che aveva dentro, quello di cui era capace, forse lo ha già dato quasi tutto, che quello che resta può decidere benissimo per conto suo a chi rivolgerlo: al suo gatto, a sua madre, ai pochi amici, a un’anatra che sembra ferita o a ciò che preferisce. Nonostante ci sia sempre qualcuno pronto a dirle (e a dirci – a chi non capita di continuo?) che deve trovarsi un uomo, che la condizione ottimale della vita sia dividerla con qualcuno coinvolto con lei in una relazione intima, s’interroga sul concetto di amore e si rende conto che non c’è bisogno di sentirsi costretti a raggiungere traguardi che secondo gli altri sono naturali. Il traguardo più importante è stare bene con se stessi, raggiungere il proprio equilibrio, meglio soli che mal accompagnati, dunque, e meglio sole che nuvole, così da avere un cielo sereno. E non è affatto una sconfitta, anzi forse è perfino un segno di forza.

Ti amerò per sempre, qualsiasi cosa accada”, mi ha sussurrato mio marito una delle ultime notti insieme, prima che finalmente ci arrendessimo.

E forse questo è sufficiente. È sufficiente avere ricevuto un po’ d’amore, un tempo. Anche se non ha funzionato a lungo. Forse è sufficiente averne ricevuto in passato, e adesso vivere solo con i suoi frammenti, e non c’è proprio niente di male se dedichi l’amore che ancora ti resta a un vecchio gatto o a un’anatra, ai pochi cari amici, a tua madre. Sull’arca non tutti sono in coppia.

Tra capitoli più lunghi e pagine con pensieri e commenti veloci anche di pochissime righe, ho trovato questo libro molto interessante e pieno di spunti di riflessione. Sono quegli stessi pensieri che prima o poi è capitato a molti di fare nella vita, magari in quei momenti di stasi tra le nostre vicende sentimentali. Sembrano quasi degli appunti, quelli di J, che poi magari è Jane, confrontando la sua storia con la bio dell’autrice. Appunti sviluppati piano piano fino a trasformarsi nelle fondamenta di una vita futura. Chi può dirlo?

Buona lettura!

Titolo: Meglio sole che nuvole. Leggere Ovidio a Miami
Autore: Jane Alison
Traduttore: Laura Noulian
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2018
Pagine: 269
Prezzo: 18 €
Editore: NN editore


Jane Alison è nata a Canberra, ma è cresciuta negli Stati Uniti, dove ha studiato Lettere classiche e Scrittura creativa. Ha esordito nel 2001 con il romanzo The Love-Artist, incentrato sulla figura di Ovidio, ed è autrice di romanzi, racconti e saggi apparsi su New York Times, Washington Post, Boston Globe. Dopo aver vissuto in Germania e a Miami, si è trasferita a Charlottesville e insegna Scrittura creativa all’università della Virginia.