“Madame Bovary” di Gustave Flaubert

Madame Bovary è un romanzo dell’autore francese Gustave Flaubert, considerato uno dei primi esempi di letteratura realista. Pubblicato nel 1856, narra le vicissitudini di Emma Rouault, ragazza di campagna con desideri di lusso e sogni che vanno al di là della sua condizione, la quale un giorno sposa Charles Bovary, medico che ha curato la gamba del padre e che è rimasto vedovo da poco. Charles è innamoratissimo di sua moglie, ma la ragazza sembra particolarmente annoiata da questo matrimonio che delude le sue aspettative. Emma infatti non si aspettava un uomo così tranquillo, dedito al suo lavoro, accondiscendente e che si accontenta di ciò che ha. Vorrebbe balli, bei vestiti, mobili e soprattutto quelle emozioni che la vita non le dà.
Da Tostes, dove abitavano, i coniugi Bovary si trasferiscono a Yonville, un villaggio che può fornire ad Emma meno svaghi del precedente. In una locanda, però, conosce Léon, uno studente di giurisprudenza con cui piano piano sente di avere delle affinità. Il ragazzo, tuttavia, parte per motivi di studio per Parigi e la signora Bovary poco dopo intreccia una relazione romantica con Rodolphe, un ricco proprietario terriero. I due sembrano innamoratissimi e dopo qualche mese progettano addirittura una fuga insieme. Tra l’altro, l’amore che Emma prova per Rodolphe è direttamente proporzionale al disgusto nei confronti di Charles, quel marito che ormai rappresenta per lei un peso. La sera prima di scappare, dopo essersi ancora una volta dichiarati reciprocamente il loro amore, Rodolphe manda un biglietto ad Emma e le dice che per salvare l’onore della sua famiglia e di suo marito, è meglio che questa fuga non si faccia e che addirittura i due non si vedano più. Allora Emma, sedotta e abbandonata da quello per cui in realtà il loro era soltanto un passatempo, sprofonda in una grave depressione, dalla quale però riesce ad uscire qualche mese dopo, impegnandosi nelle attività più svariate.
Un giorno a Charles viene in mente che andare a teatro potrebbe giovare alla salute della moglie e così i due vanno a Rouen per assistere all’opera. Là incontrano Léon, e l’antica fiamma che si era spenta con la partenza di lui si riaccende, così da far sbocciare quell’amore che non era riuscito a nascere prima. Emma inizia a sperperare il suo denaro, confusa dalla felicità che crede di provare, s’indebita e il marito non si accorge praticamente di nulla. Tutto questo fino all’inevitabile, tragico epilogo.

Una pagina del manoscritto originale di Madame Bovary. Cliccate sull’immagine per maggiori dettagli. (La Biblioteca municipale di Rouen ha scansionato di scansionare tutte le pagine e metterle sul suo sito a disposizione degli appassionati.)

Come ho detto in molti altri casi, perché un libro sia bello non deve necessariamente avere un protagonista simpatico, e faccio questa premessa perché Emma Bovary non mi è entrata nel cuore. Ma penso che comunque l’autore non avesse in realtà lo scopo di farcela piacere. Emma è una donna eccessivamente sognatrice, convinta che la vita debba essere come quella dei romanzi che leggeva da ragazzina: feste, balli, turbamenti ed emozioni continue. In realtà si trova a sposare un uomo che ha l’unico difetto di essere noioso e di non accorgersi di tutto quello che succede intorno a lui. Non è una di quelle donne che sono infelici perché segregate in casa a fare i mestieri, o alle quali vengono tarpate le ali. No, lei è una che fa quello che vuole, che, su consiglio stesso di Charles, si reca una volta alla settimana a Rouen da sola a “prendere lezioni di pianoforte”, cosa che in realtà non fa perché ha appuntamento con l’amante Léon. Ed è forse a causa di questa grande libertà che quello che ha sembra non bastarle mai. Si potrebbe pensare che l’adulterio, nel suo caso, sia la logica conseguenza di una vita con un marito così. Un marito che in realtà è un brav’uomo, senza grandi sogni o aspirazioni, contento di quello che ha e innamorato di una moglie che prova disgusto per quella sua specie di indolenza. Magari sarò moralista, ma condanno lo stesso la scelta di Emma di buttarsi tra le braccia di altri uomini per noia. Che poi si annoiava pure degli uomini con cui tradiva Charles, dopo un po’.

Ogni sorriso nascondeva uno sbadiglio di noia, ogni gioia una maledizione, tutti i piaceri, il disgusto, e i baci più appassionati lasciavano sulla bocca soltanto l’irrealizzabile desiderio di una voluttà più grande.

Che dire degli altri personaggi? Il signor Homais è il farmacista di Yonville, un uomo che si considera quasi uno scienziato e un uomo di mondo, nonostante non si sia mai allontanato troppo dal suo villaggio. Sta sempre al centro dell’attenzione scrivendo anche articoli per il giornale di Rouen e fa di tutto per ottenere la Legion d’Onore, che alla fine riesce ad avere. In fin dei conti è un semplice uomo borghese che pensa di essere molto di più di ciò che in realtà è. Lheureux, invece, è il principale responsabile della rovina dei Bovary. Egli è un mercante particolarmente furbo e manipolatore che raggira Emma approfittando spesso della sua debolezza; la costringe quasi a comprare cose che non potrebbe permettersi, assecondando la sua smania di vivere nel lusso. Quando lei non ha più i soldi per pagare, riesce ad incastrarla in un girotondo di cambiali da cui non riuscirà ad uscire, cadendo nella disperazione.

Per quanto riguarda il linguaggio, è sempre scelto con cura, lo stesso Flaubert ha sempre dichiarato di cercare le mot juste, dando alla sua prosa quella perfezione che in fondo non era da tutti. Io ovviamente non l’ho letto in francese perché, sebbene lo capisca abbastanza, non sarei in grado di affrontare un intero romanzo. Anzi ho avuto la sfortuna di scegliere un’edizione che sconsiglio ai lettori, quella di Crescere Edizioni. L’ho comprata in una bancarella (non di usato), incellofanata, per poi accorgermi, all’apertura, che non veniva nemmeno specificato il nome del traduttore, l’anno di pubblicazione, il numero di edizione… nulla. Ecco, se decidete di comprare questo libro, scegliete delle edizioni più valide, meglio ancora se vi forniscono una prefazione o un’introduzione che inquadri autore, periodo storico e un minimo di critica. Perché, specialmente chi non conosce Flaubert, la Francia di quel periodo o le tendenze letterarie dell’epoca può rimanere spiazzato. Per questo motivo nella scheda del libro a fine post vi do informazioni su un’altra edizione che sicuramente è migliore.

Titolo: Madame Bovary
Autore:
 Gustave Flaubert
Traduzione: 
Roberto Carifi
Genere: 
Romanzo
Anno di pubblicazione:
 1856 (2009 questa edizione)
Pagine: 368
Prezzo: 8,50 €
Editore: Feltrinelli

Giudizio personale: spienaspienaspienaspienasmezza

12 pensieri su ““Madame Bovary” di Gustave Flaubert

    • Sono d’accordo, bellissime. Io ci ho messo un po’ di più perché ci sono state di mezzo le feste, la nascita delle gattine (la gatta ha partorito), e tante altre cose 🙂

  1. Flaubert, come farà poi Verga in Italia, segue quel filone del realismo che mette in scena la vita del tempo, vita in cui i personaggi sono intrappolati, condizionati dall’ambiente che li circonda. L’autore non approva certamente il comportamento di Emma ma in fondo la sua condanna sociale e morale non è priva di compassione: lei è vittima del suo tempo, delle letture “romantiche” (e qui ovviamente c’è una critica implicita nei confronti del feuilleton, il nostro romanzo d’appendice, che è rimasto nel linguaggio odierno nella sua accezione negativa), in altre parole non può fare nulla per opporsi all’ “istinto” malsano che l’ha portato a sognare una vita, letta sui romanzi, che non potrà mai avere, almeno non senza irreparabili conseguenze. Quando spiego in classe questo romanzo, faccio sempre il confronto con Dante, quando si trova al cospetto di Francesca da Rimini (V canto dell’Inferno): è ovvio che l’adulterio è condannato dal poeta, tant’è che Francesca e Paolo sono puniti come lussuriosi, ma Dante prova per i due una profonda pena, un malessere quasi fisico (che Flaubert, nella veste di auctor e non agens, non può esprimere). Poi, per descrivere come sia nata questa insana passione, fa riferimento alla storia di Lancillotto e Ginevra e, quindi, implicitamente a quei “romanzi” che dal divino poeta erano considerati bassa letteratura (ma non lo erano, ovviamente!). Ecco, la stessa cosa fa in fondo anche l’autore di “madame Bovary”.

    Scusa, Valentina, se più che un commento ne è uscita una specie di lezione. Deformazione professionale .. 😳
    La tua recensione, come sempre, è ben fatta e precisa.

    • Marisa, i tuoi commenti sono sempre bellissimi, di che ti scusi?
      A me Emma è risultata antipatica e patetica, ma personaggio e libro vanno considerati insieme al contesto in cui sono inseriti. Emma era intrappolata in quella condizione perché era cresciuta con determinate convinzioni e determinati stimoli, senza conoscere altro. Immaginava che la sua vita sarebbe stata romantica come quella dei romanzi e sicuramente non si aspettava quello che ha avuto. Poi è interessante mettersi nei suoi panni e pensare: “io che cosa avrei fatto al suo posto?”. Non lo so, probabilmente io avrei sofferto tutta la vita con quell’uomo accanto. Di sicuro non meritava di diventare… cervo a primavera! Ahahahah

      È normale che l’autore provasse compassione per lei, come Dante per Paolo e Francesca. Alla fine lui racconta una storia, e anche se non legittima la gravità dell’adulterio e del voler vivere al di sopra della propria condizione, di certo non riesce ad essere freddo nei confronti di una donna che soffre.

      Avrei voluto scrivere tanto altro, ma già mi stavo dilungando troppo 😆

  2. Spiegare il malessere della Bovary? La noia? L’insoddisfazione? Il non essere a casa in nessun logo? Bovary non sono io, parafrasando l’Autore, è il malessere della modernità. Non è una desperate housewive

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