“Piccolo bestiario indiano” di John Lockwood Kipling

Cari amici, avete passato bene il Natale? Sono arrivati libri in dono? Io ho ricevuto Panorama di Tommaso Pincio e La resistenza del maschio di Elisabetta Bucciarelli, entrambi firmati NN editore, che non leggerò subito perché sono appena arrivati, non è giusto che scavalchino tutti gli altri poveretti che aspettano da tempo di essere letti. C’è una fila ordinata che non si può rompere! Raccontatemi un po’ del vostro Natale libresco.

Nel frattempo, oggi, parliamo di un libro che è come caduto a fagiolo. Un bel giorno ero impegnata a pubblicizzare la prima lettura di #LeggoNobel, quella de Il libro della giunga di Rudyard Kipling, con cui cominceremo l’11 gennaio; mentre invitavo tutti i miei amici di Facebook mi ha scritto Silvia Bellucci (che si occupa di alcuni uffici stampa, tra cui quello di Exòrma) per chiedermi delucidazioni e informarmi che proprio quest’anno (a settembre, se non erro) Exòrma ha pubblicato un libro del padre di Rudyard, John Lockwood Kipling: Piccolo bestiario indiano. Io l’ho letto e vi posso dire che, in soldoni, è una raccolta di leggende, aneddoti, storie e curiosità sugli animali dell’India ai tempi delle colonie. L’elefante, La scimmia, Le vacche e i buoi, I rettili e I richiami degli animali sono alcuni capitoli del volume Beast and Man in India scritto nel 1904.
Qui ve lo presenta direttamente Silvia, in un’intervista per Book in town, il salone-off del Pisa Book festival.

J. L. Kipling fu, con questo libro, fonte d’ispirazione per il figlio e anche una sorta di editor. Egli fu un grandissimo conoscitore delle tradizioni, degli usi e costumi indiani, dato che praticamente appena sposato si trasferì a Bombay, dove nacque Rudyard, e poi a Lahore, dove fu curatore del museo locale e dove rimase fino alla pensione, prima di ritornare in patria.
Leggere la sua opera prima di affrontare quella del figlio, che è quindi, in un certo qual modo, collegata ad essa, credo sia una cosa importante da fare. Personalmente la considero come una sorta di introduzione (e che introduzione!) a quello che andremo a scoprire a gennaio.

Vi lascio qui un’anteprima, presa direttamente dal sito di Exòrma, che riguarda gli elefanti.

Nel suo procedere lentamente, ancheggiando, somiglia più che a ogni altra creatura a quegli anziani e robusti pescatori che trascinano la sciabica a riva nelle località di mare inglesi i cui capaci pantaloni – un caso unico in fatto di abbigliamento – possiedono la stessa rugosa abbondanza orizzontale.
Fu Dickens a dire, tanto tempo fa, che l’elefante si serve dai peggiori sarti del mondo. Eppure quelle grinzose colonne hanno suggerito ai poeti orientali una sorta di grazia femminile, tal che l’espressione “ancheggiare come l’elefante” è la suprema e tipica descrizione dei voluttuosi movimenti muliebri: “La voce dolce del Koil, l’andatura sensuale dell’elefante; il vitino del leone, l’occhio dell’antilope” sono esempi di una lunga serie di varianti descrittive della beltà muliebre.
Né appartengono solo alla poesia tradizionale, ché anzi sono tanto comuni oggi quanto una volta; nel camminare dietro a un elefante, o a una donna, ho colto anch’io, di tanto in tanto, il senso dell’allusione di quelle immagini poetiche, anche se quel paragone, come tanti altri della poesia orientale, è una pura convenzione letteraria.
Il nostro bestione avanza così lentamente che sembra scivolare; al tempo stesso i suoi movimenti hanno qualcosa dell’ondeggiare ritmico e del nobile incedere di una formosa donna indù.

Buona lettura!

Titolo: Piccolo bestiario indiano
Autore: John Lockwood Kipling
Traduzione e cura: Alessandra Contenti
Genere:
 Saggistica
Anno di pubblicazione:
 2015
Pagine: 144
Prezzo: 13,50 €
Editore: Exòrma

Giudizio personale: spienaspienaspienaspienasvuota

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