“Devadasi” di Daniela Bevilacqua

devadasi_armillaria_coverCi sono tante cose che ignoro ma lo sapete, sono curiosa, quindi ogni novità è ben accetta. Stavolta, l’occasione di apprendere qualcosa di nuovo me l’ha data Armillaria con un libro uscito proprio a novembre: Devadasi, di Daniela Bevilacqua. Al centro di questo volumetto, come dice il titolo stesso, c’è la figura della devadasi, il cui termine di origine sanscrita sta ad indicare la serva (dasi) del dio (deva), una bambina o una donna che viene dedicata dal culto e al servizio di una divinità o di un tempo per tutta la vita. Si tratta di una pratica che è ancora diffusa in India, ma la tradizione sarebbe di origine pre-vedica. Sulle devadasi ci sono testimonianze scritte in moltissime culture, e ne parla perfino Erodoto (490-425 a.C.):

Parlando del tempio di Ishtar di Babilonia, riporta che una donna dormiva sempre al suo interno così che il dio potesse riposarsi con lei, e afferma che, secondo una tradizione locale, ogni donna del paese doveva, prima del matrimonio, stare nel tempio e darsi a uno sconosciuto in cambio di soldi per essere benedetta dalla dea. Tuttavia l’uomo non pagava per la donna, ma tramite la donna faceva un’offerta alla dea per avergli permesso di partecipare al rito. Così la dedicazione e l’offerta risultavano entrambi sacri.

Stiamo parlando di “matrimoni divini” in cui l’aspetto sessuale è particolarmente importante.
Ma c’erano tantissimi diversi tipi di devadasi, a seconda del fatto che queste donne o ragazze avessero fatto una libera scelta, che fossero state vendute o dedicate dalla famiglia d’origine, e in base a tanti altri fattori. Erano anche stipendiate, e la paga dipendeva dalla ricchezza e dalla fama del tempio in cui erano impiegate. La loro condizione era dignitosa, in quanto spose del dio e mai vedove. Alla loro morte al tempo non si offrivano fiori alla divinità per un’intera giornata.

Naturalmente, come si può immaginare, col tempo la visione di questa pratica è cambiata molto. Se una volta era sacra, nei tempi attuali si è cominciato a pensare che a queste donne non venga riservato poi un trattamento così splendido. Nel 1947, infatti, a Madras venne approvato il Devadasi Act, in cui si affermava che, nonostante le sue antiche origini, la pratica delle davadasi era sfociata nella prostituzione e bisognava porvi fine. Veniva quindi dichiarata illegale e vietata, ma a dispetto di questa e di altre leggi, la tradizione è dura a morire, esiste ancora oggi ed è diffusa soprattutto nell’India del Sud e nei piccoli centri, quelli in cui le novità e una maggiore consapevolezza arrivano in maniera più difficile.
Ad ogni modo, questa carriera serve davvero a poco alle donne, perché già verso i 35 anni sono considerate troppo vecchie per continuare a dedicarsi alla divinità e devono andare alla ricerca di nuovi modi per mantenersi. Si preoccupano che a causa del loro passato nessun uomo vorrà sposarle, e in quel caso molte provano a impiegare come devadasi le proprie figlie. Per questo motivo ci sono tante associazioni che si occupano del recupero delle ex devadasi.

Mi sono limitata a fornirvi solo qualche accenno (giuro!) perché, come avrete capito, l’argomento mi è risultato parecchio intrigante. Daniela Bevilacqua, naturalmente, tratta la questione delle devadasi in maniera molto più approfondita e con taglio più accademico, fornendo anche la bibliografia per chi volesse saperne ancora di più. Trovo che Armillaria pubblichi delle chicche, dei libri molto particolari che in qualche modo ti arricchiscono, come è accaduto a me non solo questa volta, ma anche qualche tempo fa per quanto riguarda la Fisiologia del fumatore. Poi non so voi, ma io amo imparare cose nuove e magari anche lontane geograficamente dal mio ambiente, e qui ho scoperto una pratica “religiosa” molto particolare. Dell’India ho cominciato ad interessarmi da poco, e quello che emerge dalle mie lettura è sempre questa visione della donna sottomessa, schiava o serva, in questo caso serva di una divinità. Sono credenze, convinzioni radicate, però mentre quando è devadasi una donna viene considerata importante per il suo ruolo, appena diventa troppo vecchia ritorna, praticamente, ad essere un nulla. Se da una parte ci sono tante leggi che tentano di porre fine a questa tradizione ma non vengono rispettate ovunque, spero che le associazioni per il recupero di queste ragazze riescano ad avere un forte impatto sulla popolazione e che possano aiutare davvero le donne.

Buona lettura!

Titolo: Devadasi
Autore: Daniela Bevilacqua
Genere:
 Saggistica
Anno di pubblicazione:
 novembre 2016
Pagine: 110
Prezzo: 12 €
Editore: Armillaria

Giudizio personale: spienaspienaspienaspienasvuota

2 pensieri su ““Devadasi” di Daniela Bevilacqua

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