“Il posto” di Annie Ernaux

Quello sforzo per riaggrapparsi al mondo
significava proprio che se ne stava allontanando.

 

Lo scorso fine settimana mi sono trovata un paio di giorni liberi da altre letture in attesa di cominciarne una condivisa lunedì, quindi ho cercato di impegnarli con un libro breve, che mi coprisse esattamente sabato e domenica. L’ho trovato: si tratta di un romanzo di Annie Ernaux che l’anno scorso è stato la prima missione di Modus Legendi, cioè Il posto. Un anno fa l’iniziativa di Billy il vizio di leggere (che poco tempo fa ha coinvolto Neve, cane, piede di Claudio Morandini) è riuscita a portare in classifica questo libriccino grazie all’aiuto di una grandissima quantità di lettori consapevoli, persone che hanno scelto – e scelgono sempre – la qualità e hanno voluto premiarla. La particolarità di quest’atto di ribellione è che Il posto è un libro pubblicato per la prima volta in Francia nel 1983 e arrivato in Italia solo nel 2014 (quindi nemmeno una delle ultime uscite).

Insomma, dicevamo. Il posto è un libro piccolino, poco più di cento pagine, in cui una figlia parla di suo padre partendo dall’evento doloroso della morte di lui. È stato un contadino, poi un operaio, poi ha deciso di aprire una sorta di bar-drogheria che col tempo ha finito per essere sostituito da un supermercato, in una piccola cittadina in Normandia; è stato un uomo che ha sempre voluto mantenere una certa dignità nonostante fosse di umili origini, anche quando la figlia prende un’altra strada, studia e sposa un ragazzo socialmente più in alto di lei, uno che infatti non va mai a far visita ai suoceri.

Naturalmente, nessuna gioia di scrivere, in questa impresa in cui mi attengo più che posso a parole e frasi sentite davvero, talvolta sottolineandole con dei corsivi. Non per indicare al lettore un doppio senso e offrirgli così il piacere di una complicità, che respingo invece in tutte le forme che può prendere, nostalgia, patetismo o derisione. Semplicemente perché queste parole e frasi dicono i limiti e il colore del mondo in cui visse mio padre, in cui anch’io ho vissuto. E non si usava mai una parola per un’altra.

La protagonista narra la storia senza fronzoli o piagnistei, lo fa anzi con molta serietà e con l’atteggiamento dignitoso trasmessole dall’educazione dei suoi genitori. Il linguaggio è semplice ma allo stesso tempo (e proprio per questo motivo) incisivo, forte, senza slanci – slanci che, mancano anche in senso affettivo nella ricostruzione del passato. E questo stile così “crudo” ha anche la funzione di marcare l’allontanamento di questa figlia dai luoghi e dalle persone che rappresentano le proprie origini, c’è una sorta di freddezza che chiunque può percepire.
Annie Ernaux non ci racconta una storia incredibile, non parla di un personaggio avventuroso, fantastico o fuori dagli schemi. Il padre è un uomo comune, umile e dignitoso, nella cui vita non accade niente di particolare. Semplicemente, lei lo vede con altri occhi man mano che il divario che si forma tra un ceto sociale e un altro aumenta. E ogni storia vale la pena di essere raccontata (mi viene da pensare a Stoner).

Non ho letto altro della Ernaux, ma mi sembra di capire i suoi romanzi siano tutti, o comunque in gran parte, autobiografici, quindi, dato che la cosa m’incuriosisce e il suo stile mi è piaciuto, cercherò altri suoi libri. Non ho ben capito a cosa si riferisca il titolo: qual è il posto? Quello in cui viveva il padre, il posto delle sue origini a cui la voce narrante torna col cuore quando lui muore? Voi, se lo avete già letto che interpretazione date a questo titolo?

Se invece non lo avete ancora letto, cogliete l’occasione! Buona lettura!

Titolo: Il posto
Autore: Annie Ernaux
Traduttore: Lorenzo Flabbi
Genere:
 Romanzo autobiografico
Anno di pubblicazione:
 1983 (2014 questa edizione)
Pagine: 114
Prezzo: 10 €
Editore: L’Orma

Giudizio personale: spienaspienaspienaspiena

2 pensieri su ““Il posto” di Annie Ernaux

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