“Vergogna” di J. M. Coetzee

Si fa l’abitudine a tutto,
anche al continuo peggioramento di ciò
che già era ai limiti della sopportazione.

IMG_20150812_144958Avevo Vergogna nella mia wishlist da tempo, volevo comprarlo ma alla fine sono riuscita ad averlo grazie ad uno scambio. Non so perché, questo libro m’ispirava molto e forse le mie aspettative erano troppo alte, dato che alla fine mi sono ritrovata un po’ delusa.
Il romanzo, scritto da John Maxwell Coetzee nel 1999, arriva in Italia nel 2000 grazie ad Einaudi che ce lo propone con la traduzione di Gaspare Bona. Il protagonista è David Lurie, un professore universitario con due divorzi alle spalle che «vive nei limiti del suo reddito, nei limiti del suo carattere, nei limiti delle sue capacità sentimentali. È felice? Secondo i normali criteri di valutazione, sì, ne è convinto». Un giorno incontra una sua studentessa e le propone di entrare a casa sua. Da lì all’inizio di una relazione intima il passo è breve. Solo che ad un certo punto qualcuno (la famiglia? una specie di fidanzato?) convince la ragazza, Melanie, a denunciarlo per molestie e David, non vergognandosi di nulla e non volendosi sottomettere ad un’assemblea giudicante troppo puritana, lascia il posto e va a stare per un po’ nella fattoria della figlia Lucy. Siamo nel Sud Africa post-apartheid e la ragazza sta cercando di gestire una specie di piccola azienda agricola, anche se il padre continua a chiamarla fattoria. Passano un paio di mesi e Lucy viene violentata in casa sua, mentre David, presente, viene aggredito. E da lì le cose, che già stavano iniziando a cambiare, cambiano del tutto.

Come ho già detto, David Lurie è un uomo superficiale, non profondo nei suoi sentimenti o nei suoi ragionamenti, ma quello che gli succede gli permette di crescere molto. Il primo sintomo di questo cambiamento è il fatto che lui cambi totalmente idea sugli animali: Lucy cerca di guadagnare qualche soldo in più mettendo a disposizione delle gabbie in cui i padroni possano lasciare per un po’ di tempo i loro cani mentre vanno in vacanza, per poi andarli a riprendere; per David questi sono soltanto bestie senza anima ma, quando non ha nulla da fare e si mette ad aiutare un’amica di Lucy nella sua clinica veterinaria, impara a guardare questi cani negli occhi, a capirne le sofferenze e anche ad aiutarli ad alleviarle. Decide, infatti, di occuparsi di quelli che stanno così male che devono essere soppressi, scegliendo di prendersi la responsabilità di questo trapasso, di fare loro l’ultima carezza.

Ma David cambia soprattutto quando riesce ad interpretare il non-detto di Lucy, quando riesce a capire da sé che la ragazza è stata stuprata e non semplicemente aggredita come lui. L’unica cosa che non riesce a capire è come lei riesca ad accettare la violenza subita e si comporti come se non fosse successo nulla, non capisce perché lei si vergogni e non voglia dir nulla. La vergogna, in questo libro, è tutta dalla parte sbagliata: David non la prova per aver esercitato violenza su Melanie (anche se non si parla di stupro) e Lucy la prova per averla subita. Ma sono due violenze diverse: la prima è quella di uomo che si prende una donna perché il suo corpo gliene fa sentire il bisogno, la seconda è qualcosa di strategico, uno strumento per sottomettere una donna sola alle leggi del territorio, per farle capire chi comanda. Una sorta di sfida: questo è per farti capire come ti devi comportare qui, ci appartieni.

Vergogna sembra quasi diviso in due parti, c’è uno stacco temporale: nella prima David in città con il suo lavoro, nella seconda lo stesso uomo che ormai non è più nessuno e cerca di cavarsela in campagna. Cambia il modus operandi dei personaggi, cambia il tipo vita, cambia la narrazione stessa. Se quando ho iniziato a leggerlo mi aspettavo molto, alla fine ero un po’ spiazzata e confusa. Ci sono tanti elementi che vengono lasciati in sospeso, avete presente quando avete la sensazione che qualcosa non torni? Ecco, io ho provato questo. Non saprei dire cosa ci sia che non mi quadra ma è come se fosse incompleto, come se in alcuni ambiti non avesse scavato abbastanza a fondo.

Non è assolutamente un brutto libro, ma nemmeno posso dire che mi sia piaciuto molto. Diciamo che non mi è dispiaciuto e che, questo è certo, ci dà un’idea di un paese che, dopo varie lotte, non ha ancora guarito le sue ferite.
Buona lettura!

Titolo: Vergogna
Autore: J. M. Coetzee
Traduzione:
 Gaspare Bona
Genere:
 Romanzo
Anno di pubblicazione:
1999 (2000 questa edizione)
Pagine: 229
Prezzo: 10 €
Editore: Einaudi

Giudizio personale: spienaspienaspienasmezzasvuota


J. M. Coetzee è nato in Sudafrica e attualmente vive in Australia. Di lui Einaudi ha pubblicato: Vergogna, Aspettando i barbari, La vita e il tempo di Michael K, Infanzia, Gioventú, Terre al crepuscolo, Nel cuore del paese,Foe, Il Maestro di Pietroburgo, Età di ferro, Slow Man, Spiagge straniere,Diario di un anno difficile, Lavori di scavo. Saggi sulla letteratura 2000-2005, Tempo d’estate, Doppiare il capo, L’infanzia di Gesù e Qui e ora, il carteggio con Paul Auster. Nel 2003 è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura.

4 pensieri su ““Vergogna” di J. M. Coetzee

  1. Puntuale come sempre la tua recensione, anche nell’esprimere la tua incertezza ad esprimere un giudizio. Forse anche troppo puntuale nello svelarci la trama. Buona giornata 🙂

    • Ma sai, alla fine penso che la cosa importante del libro non sia la trama ma l’evoluzione dei personaggi, la descrizione del loro cambiamento. E quella non si può svelare completamente 🙂

  2. Disgrace è il titolo originale… E’ un testo che abbiamo affrontato nel corso di Letteratura Inglese e ricordo come ad ogni lezione suscitasse un dibattito continuo. Le nostre opinioni erano alquanto controverse, le mie in particolare, visto che non so ancora fermamente esprimere una valutazione circa il personaggio di David. Nel complesso, comunque, il mio giudizio tende più alla condanna che non all’esaltazione del romanzo.

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