“Ruggine” di Anna Luisa Pignatelli

Per non spalancare la finestra e lasciarsi andare nel vuoto,
per consumare fino in fondo i suoi giorni,
Gina 
avrebbe avuto bisogno di sonni tranquilli.
Di qualche 
certezza. Lei voleva resistere, durare.

 

coverParliamo ancora di libri miciosi! Ma questa volta il gatto non sta nel titolo, bensì in copertina. La scrittrice toscana Anna Luisa Pignatelli ci racconta in un libro piccolino (150 pagine non sono molte) una storia che entra nel cuore dei lettori e vi lascia una grande tristezza.

Siamo in Toscana e Ruggine è il soprannome che hanno dato a Gina i suoi compaesani di Montici per il fatto che si è legata moltissimo al suo gatto Ferro. Gina è vedova ed è, in generale, una donna molto sola. Quando era piccola sua madre non le ha mai dato amore, l’unico a cui teneva era il marito, il Neri, un uomo rozzo ma solido e rispettoso, che è stato per anni la sua ancora di salvezza e che le ha dato un figlio, Loriano. Il ragazzo, crescendo, è diventato molto strano e ad un certo punto è arrivata l’assistente sociale per portarlo in una comunità perché ha commesso atti davvero oltraggiosi nei confronti di sua madre, cose che lei però ha rimosso dalla sua mente perché erano troppo brutte, ma torneranno a galla. Gina vive della pensione del marito e dei maglioni che confeziona con le sue vecchie mani, anche se ogni tanto il parroco le dà cinquemila lire per spazzare in sagrestia e cambiare i ceri e i fiori all’altare; abita in due stanze in affitto che il Sestini, il proprietario, vuole vendere alla professoressa che vive accanto e che vuole più spazio per riporre i suoi numerosi libri. Tutto il paese sembra volersi liberare di questa donna, l’unico che le dà un minimo di considerazione è George il parroco (anche lui lasciato un po’ in disparte perché straniero, giamaicano), anche se ha le sue beghe e non è sempre presente.

Ruggine è la storia di una donna che nella sua vita ha subito tanto e che nessuno rispetta. È trattata dagli altri quasi come se fosse una strega, una vecchia pazza che non può avere diritti e con la quale è lecito permettersi ogni cosa. Il paradosso è che le persone si comportano in maniera gentile con Loriano, il figlio strano, come se la colpa della sua stranezza fosse di Gina (la stranezza gliel’ha trasmessa lei, o comunque lei gli ha permesso di fare quello che ha fatto). Per lei quel figlio è come se fosse morto, non vuole vederlo più. Gli unici che per lei abbiano mai contato sono il Neri e Ferro, un gatto che, nonostante la natura indipendente e orgogliosa della sua specie, le offre comprensione e tenerezza e, come si vedrà andando avanti nella lettura, è quasi come un piccolo pezzo dell’anima di Gina, solo più agile e svelto.
Lei vuole solo essere come tutti gli altri, che bello poter andare dal droghiere e dire “buongiorno” a qualcuno, scambiare qualche battuta sul tempo, “oggi pioverà”, “sicuramente, c’è vento”, ma evidentemente conta solo chi ha i soldi e la giustizia non esiste. Ormai, però, è troppo tardi, perché si è consolidata del tutto la sua fama di vecchia che non ci sta più con la testa.

Non è chiaro il momento in cui è ambientata questa storia, di certo c’è solo che siamo ancora ai tempi della lira e che non ci troviamo in anni troppo recenti. Gli elementi che caratterizzano il tempo sono tutti legati al denaro: Gina riceve cinquemila lire dal parroco per cambiare i fiori dell’altare e spazzare in sagrestia; il Biondi le dà mille lire per un consiglio quando lei s’inventa il lavoro di veggente/consigliera; lo zio di Tamara dà alla ragazza trentamila lire per comprarsi un vestito.
Anna Luisa Pignatelli usa un linguaggio che ha il chiaro scopo di dare a questo lungo racconto (perché per me è un lungo racconto, più che un romanzo, dato che si legge tutto d’un fiato) un sapore antico. Ci sono varie intromissioni di un dialetto toscano, non difficile, solo accennato, che aiuta a creare l’atmosfera del borgo. Ma mentre il toscano al suono può risultare simpatico, questo paesino è pervaso dalla cattiveria e dalla logica del liberarsi di chi è scomodo. In questo caso di una donna che cerca, con le unghie e con i denti, di restare aggrappata a quelle due stanze in cui vive e che s’illude di potersi fare forte dei pochi soldi che la pensione del marito le assicura per essere tutelata dalla legge.

Vuole liberarsi di me, intimidirmi, ma ora io ci ho la pensione del Neri e il mio mestiere: posso pagargli il mese che gli devo, e la quota di luce dell’ingresso e delle scale, e non avrà più pretesti per mandarmi via. La legge sta dalla mia parte: sono vecchia e sola.

Se leggete per distrarvi o per divertimento e non siete disposti a tuffarvi dentro storie difficili di tristezza e ingiustizia, allora questo libro non fa per voi. Se invece volete sapere chi è Gina, cosa le è successo davvero e correte volentieri il rischio di intristirvi, scoprirete una storia meravigliosa che non potrà non toccarvi l’anima. Del resto, non tutte le vite sono allegre, c’è chi non ha mai saputo cosa siano la fortuna, l’affetto e il calore anche solo di un’amicizia.

Buona lettura!

Titolo: Ruggine
Autore: Anna Luisa Pignatelli
Genere:
 Romanzo
Anno di pubblicazione:
 28 gennaio 2016
Pagine: 151
Prezzo: 16 €
Editore: Fazi

Giudizio personale: spienaspienaspienaspienaspiena

6 pensieri su ““Ruggine” di Anna Luisa Pignatelli

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